""Al processo di Palermo sarò assolto", il generale Mario Mori e la profezia lanciata a Antrodoco

23/09/2021
Mori con la capitana dei carabinieri Cervellera
Mori con la capitana dei carabinieri Cervellera
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L’assoluzione nei suoi confronti e di altri carabinieri, processati perché accusati di minaccia a corpo politico dello Stato per aver condotto una trattativa con Cosa Nostra per far cessare le stragi di mafia, pronunciata dalla Corte di Assise di Appello di Palermo che ha cancellato le condanne  inflitte in primo grado ai carabinieri (ma non quelle nei confronti dei boss mafiosi, che si sono visti confermare le pene riportate nel 2018), il generale Mario Mori l’aveva predetta in più occasioni, certo di non aver mai tradito la divisa e i suoi doveri. Lo ribadì anche a Antrodoco, dove l’alto ufficiale partecipò il 23 aprile 2017 a un evento organizzato nella chiesa di Sant’Agostino.

Un generale a tutto campo, che rispose alle domande del giornalista Giovanni Fasanella, ricostruendo le tappe più importanti della sua carriera che adesso, con la sentenza di Palermo, è stata riabilitata in pieno. All’evento, il giornalista Massimo Cavoli dedicò un articolo nel quale riassunse tutti i punti toccati durante l’intervista, e che di seguito GiustiziaRi ripropone, come testimonianza dell'importanza dell'evento per il territorio sabino.

Il Messaggero del 24 aprile 2017:

L’arresto di Totò Riina? Un grande risultato, anche se rimpiango di non aver fatto proseguire il pedinamento quando lo intercettammo. Aspettando, avremmo catturato l’intera commissione provinciale di Cosa Nostra dove si stava recando per una riunione". Mario Mori, il generale dei carabinieri alla guida del Ros che a Palermo, nel 1993, mise fine alla latitanza del boss di Corleone, ripercorre quell’operazione, che gli è costata anche un processo (e l’assoluzione) insieme al capitano Ultimo per aver ritardato la perquisizione del covo, nell’incontro-intervista organizzato nel teatro di Sant’Agostino dall’associazione culturale Cum Grano Salis e dal Comune di Antrodoco, accolto dalla presidente Gabriella Annucci e dal sindaco Sandro Grassi, presenti rappresentanti dell’Arma, la capitana Emanuela Cervellera, comandante della compagnia di Cittaducale, e di altri corpi militari.

Mori, una carriera iniziata, come capitano, con il generale Dalla Chiesa contro il terrorismo (“Una figura che incuteva rispetto, ma a livello investigativo era avanti di venti anni”), ha raccolto in tre libri le sue esperienze, il cui ricavato andrà in beneficenza per aiutare chi non ha i soldi per studiare. A partire da quello sui Servizi Segreti (per il generale, già direttore del Sisde, “i politici non capiscono come funzionano i servizi, spesso li usano per scoprire i fatti privati dei rivali e scelgono persone incaricate di fare i loro interessi piuttosto che quelli delle istituzioni”), proseguendo con un lavoro autobiografico (Ad alto rischio) e, infine, l’ultimo (Oltre il terrorismo) nel quale analizza il fenomeno Isis sulla base dell’esperienza maturata nel mondo arabo: "Il Califfato perderà la capitale Raqqa e poi Mosul, ma dovremo confrontarci con l’Isis ancora per anni".

Il generale ricorda le inchieste siciliane sugli appalti (a Palermo è imputato per la presunta trattativa Stato-mafia ma chiosa: "Finirà come le altre volte, con l’assoluzione") e quelle che portarono a sgominare la colonna romana delle Brigate Rosse: "Pedinammo per mesi il brigatista Pancelli ma senza arrestarlo. Quando fummo sicuri, intervenimmo smantellando tutta l’organizzazione. Era questo il metodo investigativo che ci portò a ottenere molti successi". Sipario su Mori e le sue storie"