Antonio Belloni, ovvero una figura storica dell’avvocatura reatina, compie 90 anni e celebra il traguardo continuando a indossare la toga dopo 67 anni. La prima volta fu nel 1957, quando diventò praticante procuratore superando l’esame ad appena ventitre anni e mezzo, pochi mesi dopo la scomparsa del padre Gioacchino, dal quale ereditò lo studio legale (giunto con i figli Federico e Arianna alla quinta generazione) senza poter raccogliere i suoi preziosi insegnamenti. E’ stato il presidente più longevo del Consiglio dell’ordine di Rieti, 22 anni, oltre a ricoprire per due mandati il ruolo di coordinatore degli Ordini forensi del Lazio, durante i quali non sono però mancati i momenti difficili, contrassegnati da accesi confronti personali che l’hanno condotto a misurarsi, e a sconfiggere, altri candidati del foro di tutto rispetto, e dalle ripetute emergenze con le quali l’avvocatura ha dovuto costantemente fare i conti, prima fra tutte la carenza di magistrati. Belloni non ha atteso che le soluzioni scendessero dal cielo, ma ha promosso azioni forti, coinvolgendo Guardasigilli e, in un’occasione, perfino il presidente della Repubblica Sandro Pertini, nella sua veste di capo del Csm, affinchè fosse evitata la paralisi dell’attività giudiziaria del tribunale. E i risultati di quelle iniziative lo hanno premiato, con trasferimenti di magistrati rinviati e i bandi per la copertura dei posti vacanti pubblicati in tempo reale.
I rapporti
Nemico giurato del rampantismo e dell'autocelebrazione nella professione, alla quale ha sempre contrapposto la rigida osservanza della riservatezza, l’avvocato Belloni ha collezionato nella sua lunga carriera legale, e anche di politico, amicizie a tutti i livelli, guadagnandosi la stima di ex presidenti della Corte Costituzionale, come Cesare Mirabelli e Giovanni Maria Flick, e incontrando cinque ministri della Giustizia. Fondatore nel 2001 della Scuola Forense Sabina, sostenitore, ma senza trovare adeguati sostegni da istituzioni e politici locali, dell’istituzione a Rieti di una facoltà di Giurisprudenza che aveva spinto il Consiglio dell’ordine a entrare nel Consorzio della Sabina Universitas, Belloni può rivendicare il ruolo avuto nell’approvazione da parte del Parlamento della nuova legge di violenza sessuale sulle donne, che nel 1996, eletto senatore per il Ccd, lo vide relatore in aula di un provvedimento storico: il reato diventò contro la persona e non più contro la morale, sostituendo la violenza carnale contenuta nel codice Rocco, cambiamento raggiunto in un clima di grande partecipazione da parte dei movimenti femministi impegnati a manifestare in piazza durante le sedute a Palazzo Madama.
Professione cambiata
E’ un’attività lunghissima quella di Antonio Belloni, che ha spaziato con cause dal civile al penale, alcune relative al salvataggio di gruppi industriali, e che oggi è cambiata in molti aspetti. “La professione ha il fiato corto, è mutata rispetto a quella che ho avuto il privilegio di vivere e a questo ha contribuito la giustizia telematica con le comunicazioni tra le parti via pec e gli atti depositati on line. Sottolineo un aspetto negativo di questa trasformazione: un tempo, quando l’avvocato di un altro foro non poteva presenziare alla causa in tribunale, nominava un sostituto locale e questo era certamente un’occasione di lavoro per il domiciliatario. Oggi, invece, tutto si fa via web, con i colleghi e i magistrati non c’è più un confronto diretto. E’ necessario perciò trovare nuovi sbocchi, ma l’attività è in calo, questo dicono i dati, così per un giovane è diventato difficile affermarsi e può succedere che decida di cancellarsi per cercare nuove opportunità di lavoro. L’avvocatura sta mutando in profondità, il tradizionale studio legale fatica a sopravvivere”.
La politica
Una parentesi iniziata nella Democrazia cristiana, partito che lo ha visto assessore in Comune e consigliere in Provincia,culminata nel 1994 con l’elezione a senatore per il Ccd, esperienza parlamentare chiusa dopo il tradimento da parte di chi credeva amico. “Ho sperimentato sulla mia pelle quanto la politica possa essere cinica. Mi chiesero di sacrificarmi perché non c’era accordo nel centro destra e durante un incontro che si svolse a Roma con esponenti di vertice del Pdl, alcuni dei quali ricoprono ancora oggi ruoli importanti, mi convinsero a candidarmi alle elezioni in Provincia promettendomi che, anche in caso di sconfitta, sarei stato riproposto per il Senato. Persi al ballottaggio con Giosuè Calabrese, ma si rimangiarono la promessa perché al Senato preferirono invece candidare un esterno, sconfitto però dal rappresentante dell’Ulivo. Rieti perse così l’occasione di confermare un senatore reatino a Roma”.
Stop alla Cassazione
Antonio Belloni compie 90 anni, sulla sua scrivania i fascicoli delle cause di tribunale e Corte di appello, ma non più della Cassazione, dove nei mesi scorsi ha vinto l’ultimo processo patrocinando la curatela fallimentare di una società. Un congedo che arriva dopo 57 anni da cassazionista e deciso dopo una profonda riflessione. “Questa mia decisione la considero un gesto di responsabilità nei riguardi dei miei assistiti, perché le modifiche procedurali del processo introdotte dalla riforma Cartabia impongono un’attenzione sempre maggiore nella preparazione degli atti e uno sbaglio, seppur involontario, può compromettere l’esito di un intero processo. No, a 90 anni, non me la sento di correre questi rischi che potrebbero danneggiare coloro che si sono affidati a me con fiducia e che io, con questa scelta, intendo rispettare perché la professione mi ha regalato molte soddisfazioni in Cassazione”.