Gli avvocati, categoria a rischio e, quindi, titolati a essere vaccinati in via prioritaria oppure no? Un tema che da settimane sta accendendo il dibattito attorno ai criteri utilizzati nella scelta dei soggetti e dei settori ai quali dare la precedenza nella somministrazione del vaccino contro il Covid 19, e che continua a registrare prese di posizione da parte dell’avvocatura, e non solo. Tra gli organismi più attivi, si segnala l’Aila, l’associazione italiana liberi avvocati, che con il presidente Angelo D’Ambrogio ha espresso una posizione molto netta rispetto a un argomento così discusso, intervenendo in una trasmissione giornalistica dell’emittente romana Radio Radio, condotta da Francesco Vergovich, dove è stato ospite anche l’avvocato Luca Conti, presidente dell'Unione degli Ordini forensi del Lazio.
Non siamo privilegiati
L’avvocato D’Ambrogio non ha dubbi: “Noi siamo certamente una categoria a rischio, siamo operatori della giustizia, abbiamo rapporti quotidiani e diretti con magistrati, cancellieri, personale dei tribunali, quindi il contatto è continuo, diretto, e allora perché noi avvocati non possiamo essere considerati a rischio? Tutte le organizzazioni professionali si stanno muovendo in questa direzione, non capisco la ragione per cui non inserire anche noi. A livello nazionale ci sono regioni, come la Toscana e la Calabria, che si stanno muovendo per vaccinare gli avvocati, mentre nel Lazio, che con Roma conta un numero importante di iscritti, non avviene lo stesso. Quello che crea confusione e difficoltà operative è anche questa differenza esistente.
Nel settore giustizia c’è confusione da anni, speriamo che le nuove riforme possano regolarizzare anche questi aspetti. L’importanza di vaccinare gli avvocati è poi ribadita dal fatto che, contrariamente al civile dove è possibile celebrare i processi in via telematica, quindi senza la necessità di essere fisicamente in tribunale, il processo penale richiede la presenza delle parti interessate. Quindi, come si fa a evitare gli assembramenti? La nostra categoria non reclama privilegi, ma chiede solo di operare in sicurezza per tutelare sia gli avvocati che tutti i soggetti chiamati a presenziare alle udienze”.
Disparità nelle vaccinazioni
Sulla disparità di comportamento tra regioni, ha detto la sua il presidente degli Ordini forensi del Lazio, Luca Conti: “Noi avvocati stiamo insistendo perché vengano vaccinati tutti gli operatori del comparto giustizia, dai magistrati ai cancellieri, per finire ai trascrittori che operano durante le udienze perchè tutti sono esposti allo stesso pericolo pandemico . Questa è una situazione ereditata dal piano vaccinale elaborato dal precedente governo Conte 2, dove venivano individuate altre categorie e altri servizi essenziali, da questo è derivato che quasi tutte le regioni hanno inserito anche gli avvocati, i magistrati e i cancellieri in quanto il servizio giustizia è ricompreso tra quelli essenziali dalla normativa sul diritto di sciopero.
Gli avvocati e i giudici, infatti, non possono liberamente scioperare perché si tratta di un servizio essenziale. Purtroppo non dappertutto e non allo stesso modo si è agito, alcune regioni, con una decisione che ha lasciato perplessi, hanno vaccinato solo i magistrati, altre ancora i magistrati e i dipendenti del ministero della giustizia, lasciando fuori gli avvocati come accadeva, all’inizio, in Sicilia e in Toscana. Dopo le nostre proteste, anche queste regioni hanno cominciato a vaccinare gli avvocati. Invece il problema è che altrove, come nel Lazio, non ci si è interessati del servizio giustizia. Ora, in accordo con l’Anm del distretto del Lazio, abbiamo chiesto di vaccinare tutti gli operatori e ci siamo resi disponibili a collaborare sul piano logistico.
Il nuovo piano varato dal governo Draghi prevede la possibilità di procedere alla vaccinazione nelle aziende, quando sarà possibile, e siccome il tribunale è un luogo di lavoro, noi avvocati siamo pronti, a nostre spese, a mettere a norma i locali necessari dove somministrare il vaccino anche a magistrati e dipendenti. Non chiediamo privilegi, ma solo di essere considerati lavoratori”.