Dalla scuola alla giustizia, un passaggio che Carlo Farchioni, professore di francese e poi preside del liceo Classico Marco Terenzio Varrone, successivamente anche dirigente dell’istituto Alberghiero, dotato di talento musicale che l’aveva portato a esibirsi in alcuni concerti suonando il pianoforte, scomparso a 87 anni, aveva affrontato con coraggio, abbinato all’entusiasmo che non mancava mai nel suo essere permanentemente curioso nei confronti della vita. E c’era rimasto quindici anni nel nuovo mondo, fino a quando il raggiungimento degli inesorabili limiti di età non lo aveva costretto a lasciare. Era il 24 aprile 1995, e in uno degli ultimi giorni di attività nella sede di via dei Salici si confessò in un colloquio con il Messaggero di Rieti, che integralmente GiustiziaRi ripropone di seguito per ricordare il personaggio e la sua esperienza vissuta da coordinatore dei Giudici di pace di Rieti.
L’intervista
Un'immagine da conservare? Quella di qualche giovane avvocato che in aula lo ha chiamato preside anziché giudice. E lui lì, a ricordargli che i tempi della scuola erano ormai un ricordo lontano, mentre il suo ruolo adesso era un altro. Un ”rimprovero” bonario fatto a quegli ex alunni che aveva visto crescere negli anni del liceo e ora li ritrovava con indosso la toga da avvocato. Carlo Farchioni ci ripensa e poi sorride: "Si, è successo qualche volta, ma era da capirlo. Qualcuno mi ha lasciato preside al liceo Classico e dopo essere diventato avvocato, mi ha ritrovato come giudice di pace. Comprensibile la confusione» commenta divertito il professore che, giunto alla soglia del congedo, si accinge a lasciare l'ufficio di coordinatore dei magistrati onorari, un incarico assunto nel 1995 e che,
dopo una parentesi in cui lasciò, terminerà il 30 aprile. Nei prossimi giorni sarà festeggiato dagli avvocati e dal personale - (“Sono stati tutti molto collaborativi e splendidi sul piano umano” chiosa) - mentre gli studenti di un'altra scuola che ha diretto in passato, l'istituto Alberghiero,allestiranno il rinfresco.
In ufficio - (“Restano le difficoltà organizzative, manca un funzionario direttivo che si occupi del personale, nelle udienze penali il cancelliere deve ancora verbalizzare a mano e ci sono scarse risorse per le spese”) sta depositando le ultime sentenze - (“Sono quasi sette mila le decisioni che ho adottato, in maggior parte amministrative”) – e sbrigando le questioni burocratiche perchè a maggio arriverà il successore. Quando assunse l'incarico di coordinatore, erano solo quattro giudici, costretti a dividere lo spazio con altri uffici giudiziari. Con Farchioni c'erano Enrico Ciriello, Attilio Vittorioso e Augusto Bartoli. “I primi due, tre anni sono stati pioneristici, poi l'attività è decollata, anche se oggi restano le difficoltà organizzative e gli uffici sono poco attrezzati. Con il tempo e la riforma siamo poi tornati a essere come dei pretori - sottolinea Farchioni - Sono aumentate le competenze nel penale e dobbiamo anche occuparci delle pratiche di espulsione degli stranieri, una giurisprudenza molto complessa. Semmai, dove la legge non ha centrato l'obiettivo, è stato sul piano della conciliazione tra le parti prima di una causa civile. Questo quasi mai avviene e allora si finisce in aula davanti al giudice”.
E' tempo di bilanci. “Sono contento di aver vissuto questa esperienza, ho appreso nozioni giuridiche importanti che hanno arricchito la mia cultura” sottolinea il professore. Si raccattano le carte e si riordinano i ricordi, Farchioni porterà con se tante storie e tanti volti. Chiusa un'epoca, è tempo di pensare ad altro.
Rieti, 24 aprile 2010