"Chiudere i piccoli tribunali nei capoluoghi di provincia": torna l'allarme a Rieti

22/06/2021
L'incontro del 2016 tra gli avvocati sabini e umbri
L'incontro del 2016 tra gli avvocati sabini e umbri
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A scadenza periodica, nel mondo della giustizia si riaffaccia il dibattito sulla revisione degli uffici giudiziari, con l’annessa proposta di operare nuovi tagli e soppressioni dopo quelli che nel 2013 hanno colpito tutta Italia con la chiusura delle sezioni distaccate dei tribunali (nel Reatino riguardò Poggio Mirteto) e di molte sedi dei Giudici di pace. Un colpo durissimo inferto alla giustizia di prossimità, giustificato dal governo Monti e dall’ex ministra Guardasigilli Paola Severino con la necessità di razionalizzare i costi e una maggiore efficienza nell’organizzazione del lavoro, auspicio che però, stando agli ultimi dati, non avrebbe prodotto i benefici sperati, se non quello di privare i cittadini di presidi di legalità anche in territori lontani dagli uffici giudiziari centrali.

A Rieti, adesso, tornano ad addensarsi i timori sul futuro del tribunale perché, dopo un periodo di relativa calma dovuta anche ai continui cambi di governo che hanno impedito di portare avanti diversi progetti di riforma, il referendum sulla giustizia lanciato dalla Lega di Matteo Salvini ha fornito l’assist a settori della magistratura e della politica di rilanciare il mai sopito piano di chiudere i piccoli uffici giudiziari, anche quelli con sede in capoluoghi di provincia.

La proposta

A farsi promotore del progetto è stato Edmondo Bruti Liberati, ex procuratore della repubblica di Milano ed ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati, il quale senza mezzi termini ha affermato in un’intervista pubblicata dal Corriere della Sera che  “il Tribunale sotto casa non ce lo possiamo più permettere. Inoltre le innovazioni cui siamo stati forzati dall’emergenza Covid-19, una volta a regime, vedranno uno sviluppo del processo telematico civile e penale. La comparizione personale delle parti e dei testimoni in molto casi potrà essere sostituita dal collegamento a distanza”. Facendo appello al Ministro della Giustizia perché sappia cogliere l’occasione del Piano nazionale di rilancio e resilienza, finanziato dal Recovery Fund, per ridimensionare il numero degli uffici giudiziari, il magistrato ha invocato una revisione del numero dei Tribunali con “misure drastiche per eliminare l’insensatezza del Tribunale per ogni capoluogo di provincia”.

La questione potrebbe non riguardare Rieti, perché nel 2013 fu decisiva l’introduzione della norma alla legge delega sulla revisione della geografia giudiziaria, sostenuta anche dallo scomparso senatore di Forza Italia Angelo Cicolani, per salvaguardare dalle soppressioni anche presidi con livelli di produzione non elevati purchè si trovassero in un capoluogo di provincia. Norma che blindò Rieti, già in odore di chiusura quando a via Arenula c’era il ministro Giuliano Vassalli (governo Craxi), ma le parole di Bruti Liberati arrivano proprio nel momento in cui si riparla di revisione della geografia giudiziaria, intervento legato all’ottenimento dei fondi europei. Europa che negli anni scorsi si è invece espressa a favore della creazione di strutture a favore della giustizia di prossimità, esattamente il contrario di quanto ora si vorrebbe tornare a fare in Italia.

Il caso Umbria

Varrà appena la pena ricordare che, già nel 2016, grazie alle cronache del Messaggero di Rieti, fu portato alla luce il tentativo da parte della Regione Umbria di assorbire il capoluogo sabino per raggiungere il milione di utenti necessario per garantire l’esistenza della Corte di Appello di Perugia, secondo una tabella di revisione dei distretti prevista dal piano elaborato dalla commissione presieduta dall’ex vice presidente del Csm Michele Vietti. Quel tentativo fallì anche a causa dell’ennesima crisi del governo nazionale, ma servì per produrre a Rieti una serie di reazioni politiche a tutti i livelli in difesa del tribunale, culminate con incontri bilaterali tra avvocati sabini e umbri.

Cinque anni dopo, il fantasma si riaffaccia, proprio nel momento in cui gli sforzi del Comune di Rieti di realizzare una cittadella giudiziaria a piazza Bachelet sfruttando gli spazi delle scuole esistenti, grazie alla rimodulazione dei milioni stanziati dal commissario al sisma Legnini che ha autorizzato la costruzione dei nuovi istituti scolastici altrove, stanno producendo i primi effetti positivi. La preoccupazione potrebbe essere eccessiva? Il passato non invoglia a essere ottimisti e abbassare la guardia potrebbe essere pericoloso.