Da Striscia la notizia al tribunale di Rieti, approda davanti ai giudici uno dei casi di Candidopoli, l’inchiesta nata dai servizi realizzati nel 2020 dalla trasmissione di Canale 5 che aveva raccolto numerose segnalazioni giunte in redazione da diverse parti d’Italia, e riferita a quanto accaduto in occasione delle elezioni amministrative del 2019, quando il movimento “L’altra Italia” candidò gli iscritti della sua formazione politica, in prevalenza soggetti originari della Puglia e appartenenti alle forze dell’ordine, in molti comuni italiani, spesso a loro insaputa. E tra i paesi interessati saltò fuori quello di Varco Sabino, dove tre poliziotti che prestavano servizio in altre regioni, si erano proposti alle elezioni con la lista civica pur non essendo residenti nel paese sabino, dove si presume che non fossero mai stati e dove le loro firme sarebbero state autenticate dal segretario generale del movimento Cosimo Damiano Cartelli, ex consigliere comunale di minoranza di Varco Sabino, candidatosi nello stesso ruolo anche alle elezioni amministrative del comune di Casarano, nel Leccese.
Secondo l’inchiesta della procura di Rieti, interessata per competenza territoriale, la sottoscrizione dei moduli non era avvenuta, così come prevede la legge, in presenza degli interessati, ma il Cartelli, nella veste di pubblico ufficiale derivante dalla carica di consigliere comunale, l’aveva effettuata a distanza, senza verificare di persona i documenti e firmando gli atti per conto dei diretti interessati. E’ nata, così, l’accusa di falsa attestazione delle sottoscrizioni di lista elettorali che ha visto il Gup del tribunale ordinare il rinvio a giudizio di Cosimo Damiano Cartelli, originario della provincia di Lecce, ma con interessi e rapporti di amicizia vantati nel territorio di Varco, e insieme a lui il 5 maggio 2022 dovrà comparire davanti al tribunale collegiale anche un poliziotto in servizio alla questura di Genova, imputato a sua volta di truffa e uso di atto falso.
Altri due indagati, altrettanti appartenenti alla Polizia di stato, chiamati a rispondere delle stesse accuse mosse al collega, hanno invece scelto riti alternativi: il primo ha patteggiato la pena al termine delle indagini preliminari, mentre il secondo è stato condannato dal giudice dell’udienza preliminare a un anno e un mese di reclusione ottenendo lo sconto di un terzo sulla pena grazie al rito abbreviato ed è pronto a ricorrere in appello. Il consigliere Cartelli, per difendersi, si è affidato a un giovane penalista della Sabina, l’avvocato Simone Marchesani, chiamato a contrastare le accuse mosse nei confronti del suo cliente, prima tra tutte quella relativa alle firme apocrife apposte sui diversi moduli che dimostrerebbero come l’autenticazione non sia avvenuta in presenza dei candidati interessati. Firme risultate diverse una dall’altra, come pure irregolarità hanno riguardato le date, circostanze sulle quali Cosimo Damiano Cartelli, nel frattempo dimessosi da consigliere comunale di Varco, ha fornito una versione che spetterà al tribunale verificare in sede dibattimentale nella sua fondatezza.
L’indagine era scattata a livello nazionale dopo un moltiplicarsi di segnalazioni sulla presenza della lista “L’altra Italia”, risultata sconosciuta nei comuni, formata da persone che con i territori non avevano né legami parentali, né di lavoro, ma che grazie alla candidatura potevano assentarsi dal lavoro sfruttando i permessi riconosciuti dalla legge.