La macchina della giustizia a Rieti si è rimessa in moto, ma lentamente, e non poteva essere altrimenti visto l’annus horribilis che, cominciato a febbraio con l’esplosione dell’emergenza coronavirus, non accenna a invertire la rotta. Anzi, i problemi rimangono, soprattutto quelli che sta affrontando una professione penalizzata da lunghe sospensioni e da ripartenze non proprio brillanti, che vanno a scontrarsi con una mutata organizzazione del lavoro all’interno del palazzo di giustizia, a partire dal lavoro agile che ha ridotto la presenza dei cancellieri. Su tutti, a sopportare le conseguenze maggiori, sono gli avvocati più giovani, quelli che quotidianamente faticano a trovare spazio e lavoro in un contesto che registra oltre 500 iscritti all’albo, un numero elevato se rapportato a quello degli abitanti dell’intera provincia.
Difficoltà, poi, derivano, dalla distribuzione delle cause, molte difficili da celebrare rispettando il distanziamento personale all’interno delle aule, troppo piccole ad eccezione dell’aula Caperna, dove i giudici devono alternarsi. Accade nel penale, nel civile, invece, le cose cambiano perché procede la celebrazione delle cause da remoto dove non è prevista la presenza obbligatoria delle parti, ma nonostante questo non mancano gli affollamenti in corridoio.
Fase difficile
Giuseppe Morgante è il presidente della sezione reatina e coordinatore regionale dell’Aiga, l’associazione dei giovani avvocati, e tocca con mano ogni giorno difficoltà mai superate che investono il lavoro di tanti colleghi. “La situazione odierna è complessa, non c’è dubbio -. La sezione che attualmente presiedo, durante tutto questo periodo è stata attenta alle necessità dei giovani avvocati, facendosi partecipe delle istanze necessarie al funzionamento del sistema giudiziario a livello locale, a livello regionale e a livello nazionale, coadiuvando come organi periferici l’attività del nostro presidente Antonio De Angelis, che ha coinvolto nei processi di cambiamento tutte le nostre sezioni. Abbiamo organizzato webinar per garantire la formazione continua, assemblee da remoto e ascoltato le necessità dei colleghi per recepire le numerose difficoltà quotidiane e cercare soluzioni. Noi giovani avvocati – rileva ancora il presidente Morgante - stiamo affrontando una fase economica delicata e critica dove, da una parte ci troviamo ad affrontare le spese di implementazione tecnologica dei sistemi necessari allo svolgimento della professione, e dall’altra abbiamo i mancati introiti, dovuti alla fase di lockdown che ha generato altresì inefficienze e numerosi rinvii delle udienze, che ad oggi, per cercare di recuperare, si sovrappongono in giorni condensati, il tutto ad ulteriore danno della nostra categoria”.
Ruoli affollati
Una diversa distribuzione delle cause in fasce orarie distanziate, è la richiesta che avanzano tutti gli avvocati. Può accadere, come già si è verificato, che alla stessa ora siano fissati più procedimenti che vanno a sovrapporsi, con il risultato che per non affollare l’aula, molte parti sono costrette a sostare all’esterno in attesa del loro turno. Succede spesso che i ruoli di udienza arrivano a registrare fino a 50 cause, molte fissate alla stessa ora, un numero impossibile da trattare se non attraverso raffiche di rinvii. La protesta dei penalisti ha portato a distanziare di quindici, venti minuti, un processo dall’altro, ma non basta. Lo sostiene Fabrizio Di Paolo, avvocato con esperienza maturata all’interno della Camera penale di Rieti.
“E’ indegno far aspettare una persona, per poi mandarla a casa dopo ore -sostiene -. E’ evidente che occorre fissare più udienze, riducendo per ognuna il numero delle cause da esaminare. Invece, è accaduto che alle nove del mattino un processo con molti avvocati e altrettanti imputati, non si è potuto celebrare nell’aula stabilita, perché inagibile, ed è stato necessario traslocare in un’altra più piccola dove tutti, però, non ci potevano stare. Il risultato è stato che, dopo mezz’ora, il giudice ha ordinato il rinvio. In nome dell’emergenza non si possono stravolgere le regole, ed è su questo che il consiglio dell’ordine deve intervenire e battere i pugni sul tavolo”.
L’assemblea
In questo clima di difficoltà, l’assemblea degli iscritti è stata convocata per il 26 ottobre. Lo scarno ordine del giorno prevede tre punti, due dedicati ai conti 2019 e al bilancio di previsione 2020, poi c’è un terzo punto dove il direttivo illustrerà l’attività svolta in questo annus horribilis. Potrebbe essere l’occasione per cambiare strategia, come qualche consigliere sollecita da tempo, e andare verso un confronto più costruttivo con il vertice del tribunale per affrontare al meglio le tante questioni sollevate dagli avvocati.