Il film del regista Marco Tullio Giordana “Romanzo di una strage”, dedicato a quanto accaduto a Milano, in piazza Fontana, il 12 dicembre 1969, dove una bomba esplose all’interno della Banca Nazionale dell’Agricoltura causando la morte di diciassette persone e il ferimento di altre ottantotto, Ugo Paolillo è andato a vederlo al cinema, ma non a Rieti, mischiandosi con gli altri spettatori, per seguire come l’attore Luigi Lo Cascio si era calato nel ruolo del magistrato titolare delle prime indagini sull’attentato, e il giudizio fu positivo: “E’ un’opera importante, non solo di valore storico, ma anche per le coscienze civili, per non dimenticare quanto accaduto. Lo Cascio è stato bravo, si vede che si è documentato su quanto ho detto e scritto”. L’inchiesta gli fu poi tolta per decisione della Procura generale di Roma che accolse l’eccezione sul conflitto di competenza sollevato dalla procura capitolina nei confronti di quella milanese, una decisione che sollevò polemiche politiche e inquietanti retroscena che, a distanza di oltre mezzo secolo, non hanno ancora trovato risposta.
Il personaggio
Paolillo, il giovane sostituto procuratore intervenuto tra i primi all’interno dell’istituto di credito mentre ancora si contavano le vittime, compie 80 anni, traguardo che festeggia dopo una carriera iniziata a Bologna, poi undici anni trascorsi a Milano (fu il giudice estensore in Corte di Assise della sentenza che condannò a 24 anni di carcere l’ideologo delle Brigate Rosse Renato Curcio), quindi consigliere dirigente pretore e procuratore della repubblica a Rieti, per concludere il suo percorso con la toga a L’Aquila come consigliere di Corte di Appello insieme a Giuseppe Ayala, l’ex pm del maxi processo di Palermo alla mafia.
Definito amabilmente il “pretore volante” per la passione nutrita verso il volo a vela (è stato campione italiano e protagonista di un volo sulla distanza di 1000 chilometri ai comandi di un aliante Nimbus, senza mai atterrare), Paolillo è stato uno dei magistrati che, insieme ad altri, ha occupato un posto di rilievo nel panorama giudiziario sabino, a partire dal 1980 quando, in funzione di giudice del lavoro, affrontò il periodo più difficile legato alle vertenze promosse da lavoratori e sindacati contro ristrutturazioni aziendali, comportamenti antisindacali da parte delle società e licenziamenti ingiusti, in un crescendo sfociato in scioperi generali e occupazione di fabbriche che procedeva di pari passo con le prime crisi industriali e occupazionali nell’area dell’ex Cassa per il Mezzogiorno dove, dopo il 1987, cessarono gli aiuti dello Stato.
Procedimenti che vedevano impegnati in Pretura avvocati del livello di Franco Coccia (legale della Cgil e futuro parlamentare del Pci), Giorgio Rossi della Cisl, Vincenzo Martorana e principi del foro incaricati dalle maggiori società nel Nucleo industriale, come Vanossi, Texas Intruments, Telettra, Intermotor, Merloni, di curare le difese in un clima di accesi conflitti quando ancora era in vigore l’articolo 18 e la legge tutelava i lavoratori quando risultavano vittime di azioni discriminatorie. Decisioni spesso difficili, quelle assunte da Paolillo, ma motivate da giudizi che finivano per superare il vaglio della Cassazione.
Amante reintegrato e cure termali
Tra i processi del lavoro che rappresentavano la parte più consistente del contenzioso sottoposto all'esame del pretore, poteva accadere, a volte, di incappare anche in casi singolari. Fu così quando il magistrato fu chiamato a occuparsi del dipendente di un’azienda privata licenziato in tronco dal titolare perché quest’ultimo aveva scoperto che intratteneva una relazione sentimentale con la moglie! Una causa dai risvolti a tratti divertente, per non dire grottesca, che si concluse con il reintegro del ricorrente “perché nelle sue finalità l’articolo 18 non è stato concepito come strumento normativo contro il datore di lavoro, ma per tutelare il lavoratore da licenziamenti arbitrari” sentenziò il dottor Paolillo. E l’essere diventato l’amante della moglie del capo non giustificava sul piano del diritto la perdita del posto di lavoro.
Ma suscitò grande interesse anche il giudizio della Cassazione che, nel 1990, rese definitiva la sentenza emessa dal pretore Paolillo, sette anni prima, in favore di un’impiegata della Cassa di Risparmio di Rieti alla quale fu riconosciuto il diritto di fruire di un periodo di cure termali da calcolare come periodo di assenza per malattia e non come permesso, contrariamente a quanto sostenuto dalla banca che le aveva trattenuto dallo stipendio 387.904 lire per dieci giorni di assenza. Un pronunciamento che portò l’istituto di credito a mutare atteggiamento nei confronti dei dipendenti che chiedevano i congedi temporanei per le cure termali.
Lo scontro sulla Rieti-Terni
Nemico giurato degli abusi edilizi e magistrato mai incline a intrattenere rapporti con i politici, proprio dalla politica è stato spesso attaccato. Accadde soprattutto in occasione del sequestro ordinato del cantiere della superstrada Rieti-Terni, nel 1987, quando ritenne che fossero state violate le norme a tutela dei vincoli ambientali esistenti nelle zone dove era progettata la realizzazione dell’arteria. Uno scontro causato da alcune sue affermazioni, rese dopo il dissequestro ordinato dal tribunale del Riesame, “perché la tutela dell’ambiente, fatta a livello di azione giudiziaria, non piace, disturba certi interessi e ne sacrifica altri, crea sconvolgimento in chi a un certo punto nel campo delle opere pubbliche vede non soltanto l’aspetto collettivo dell’opera, ma anche il tornaconto personale per ragioni elettorali e per ragioni di altro tipo chiaramente comprensibili”. Più avanti aggiunse: “Secondo me non è entrata bene nella testa dei funzionari che fanno i sopralluoghi per verificare la compatibilità ambientale, che l’edificabilità rappresenta l’eccezione perché si tratta di luoghi di notevole interesse pubblico proprio per la rilevanza degli aspetti paesaggistici e di bellezze naturali”.
Contro Paolillo scesero in campo i senatori locali Bruno Vella e Manlio Ianni, sostenitori del piano elaborato dall’Anas, presentando un’interrogazione al Ministro di Grazia e Giustizia con cui sollevarono la questione dell’incompatibilità ambientale nei confronti del pretore, sollecitando l’intervento del Csm su quanto il magistrato aveva dichiarato nel corso di un’intervista. Procedimento disciplinare aperto dal Consiglio superiore che spedì a Rieti gli ispettori, ma poi concluso con l’archiviazione non essendo emersi profili di colpa nel comportamento tenuto da Paolillo. Tutela ambientale che ha sempre visto il magistrato in prima linea, a partire dalla prima inchiesta condotta sulla devastazione del territorio provocata dalle cave di Vazia (poi risanate dopo il processo agli imprenditori), per finire al contrasto verso gli assalti al territorio portati da speculatori edilizi e cementificatori.
La decisione sulle staminali
Politica - nella persona del ministro della Salute, durante il governo Berlusconi – incrociata, indirettamente, in tribunale in occasione di una sentenza con cui, nel 2002, il giudice autorizzò una donna a conservare il sangue del cordone ombelicale del suo secondo figlio al fine di utilizzarlo come cura per la malattia del primo. Paolillo assunse la decisione, la prima in Italia del genere, disapplicando l’ordinanza ministeriale emanata dal ministero laddove prevedeva che le cellule staminali, una volta prelevate, potevano anche essere donate a terzi, ma non conservate per uso autologo. Il ministro della Salute dell’epoca, Girolamo Sirchia, impugnò la sentenza, ma il ricorso fu respinto dalla Corte di Appello che confermò il provvedimento e autorizzò la sperimentazione.
Ugo Paolillo non ha mai lasciato Rieti, eletta a sua seconda patria, coltiva le passioni per l’aeronautica, il mare della Sardegna e da nonno ama i suoi nipoti che, magari, un giorno potrebbero seguirne le orme.