La Francia ha beffato l’Italia e non estraderà i dieci ex terroristi italiani, fermati nel 2021, autori di attentati e omicidi commessi tra gli anni ‘70 e ’80, arrestati nell'ambito dell'operazione Ombre rosse, scattata dopo la nomina a Guardasigilli di Marta Cartabia, sfuggiti alla nostra giustizia e rifugiati in Francia grazie alla cosiddetta “dottrina Mitterand”, la politica voluta dall’ex presidente socialista che permetteva di non concedere l'estradizione a personaggi imputati o condannati, ricercati per “atti di natura violenta ma d’ispirazione politica” contro però qualunque Stato escluso quello francese. Si trattava di un vero e proprio diritto d'asilo per ricercati provenienti da altri Paesi, che infatti si rifugiarono in massa in Francia.
La linea Mitterand escludeva dal beneficio solo coloro che avevano commesso un atto di “terrorismo sanguinario”, ma in realtà ha garantito decenni di impunità a personaggi considerati responsabili dalla giustizia italiana di lutti e dolore seminati con le loro azioni terroristiche. Il no è arrivato dalla Chambre de l'Instruction della Corte d'Appello di Parigi e le motivazioni della sentenza si conosceranno nei prossimi giorni, dopo di che la decisione potrà essere impugnata dalla procura generale francese.
Il personaggio
La beffa della giustizia transalpina richiama la presenza nel Reatino di uno dei dieci latitanti, la brigatista Marina Petrella, 68 anni, presente alla lettura della sentenza a Parigi, ritenuta responsabile, in base alle condanne definitive pronunciate dai tribunali italiani, dell'omicidio del generale dei carabinieri Enrico Galvaligi, di cui è accusata anche Roberta Cappelli, un’altra dei sette terroristi arrestati in Francia, del sequestro del giudice Giovanni D'Urso, avvenuto a Roma il 12 dicembre del 1980, e di quello dell'assessore regionale della Democrazia Cristiana Ciro Cirillo, avvenuto a Torre del Greco il 27 aprile del 1981 e nel quale furono uccisi due membri della scorta, dell'attentato al vice questore Nicola Simone.
La Petrella frequentò a lungo la Sabina, in particolare Poggio Catino, dove soggiornava a casa di un operaio della Sip, e il 27 febbraio 1977 sposò con rito civile celebrato nel Comune di Poggio Mirteto un altro terrorista, Luigi Novelli, componente della colonna romana delle Br, anche lui condannato all’ergastolo e morto nel 2020. All’epoca del matrimonio erano già componenti attivi della lotta armata, ma questo si venne a sapere solo dopo il loro arresto. Marina Petrella e suo marito amavano compiere escursioni sui monti sabini, spesso erano ospiti a pranzo a casa di amici a Castelnuovo di Farfa.