E’ un tema che, con ciclica scadenza, rispunta quando si parla di organizzazione della giustizia sul territorio. E’ quello dei piccoli tribunali, già falcidiati, con poche eccezioni, dal governo Monti nel 2012 insieme a 220 sezioni distaccate e 667 uffici del giudice in tutta Italia, un provvedimento che ha contribuito a infliggere un duro colpo alla giustizia di prossimità e che, dopo anni di vaghe promesse e buone intenzioni (rimaste sulla carta) si vorrebbe rivedere. Questo, almeno, nell’intento del progetto di riforma della “geografia giudiziaria”, parte integrante del programma del governo Meloni, annunciato come destinato a essere saminato dalla Commissione Giustizia del Senato, ma fino a oggi senza far registrare passi avanti significativi. Del resto, non è argomento facile da trattare poichè i sostenitori dei tagli difendono la linea voluta dall’ex Guardasigilli Paola Severino, a dispetto di un partito, sempre più numeroso, che conta invece governatori e sindaci compatti nel chiedere di riaprire le piccole sedi giudiziarie, punto di riferimento delle popolazioni locali dai tempi delle ex Preture.
Giudici specializzati
Tra i “duri” contrari a qualsiasi riapertura si schiera ora Nicola Gratteri, procuratore capo della Procura di Napoli, per anni in prima linea contro criminalità organizzata e ‘ndrangheta, il quale, nel corso della presentazione di un libro a Roccaraso (L’Aquila), ha proposto “di rivedere la geografia giudiziaria italiana perché i piccoli tribunali, le piccole procure non fanno le indagini di mafia”. Di conseguenza, è stata la sintesi del suo pensiero, non c’è logica nel mantenere aperti presidi di provincia perché “quando si dice che si toglie un presidio di legalità è un discorso a metà in quanto i tribunali circondariali non possono, per legge, fare processi di mafia. Io penso ai tribunali distrettuali, specializzati per giudicare i processi di mafia, a chi capisce prima ed è in grado di scrivere sentenze”. A parere di Gratteri, quindi, molti piccoli tribunali andrebbero chiusi. Quasi a voler dire che ci sono processi di serie A, che meritano il massimo dell’attenzione, e processi di serie B che non giustificano l’impiego di strutture personale, ma in questo secondo caso non viene specificato dove e come celebrarli. E se si parla di piccoli tribunali, non sfugge che il discorso riguarda anche quello di Rieti, prossimo ad affrontare una stagione di grande difficoltà sul piano operativo visto che a settembre, alla ripresa dell’attività, saranno in servizio solo 7 dei 13 magistrati previsti in organico, con un carico di lavoro che negli ultimi tempi, soprattutto nel civile più del penale, è diminuito e non raggiunge gli standard di produttività auspicati. Ma questa è un’altra storia, come la proposta di Gratteri che, però, arrivando da un magistrato di elevato spessore, qualche campanello di allarme potrebbe farlo suonare.