Al penale preferiva il civile, ma non perché lo considerava meno impegnativo, tutt’altro, più semplicemente attribuiva al verbo scritto un potere diverso rispetto alla parola: “Verba volant, scripta manent”, antico proverbio di saggezza che ha accompagnato sempre il viaggio compiuto in oltre mezzo secolo di attività dallo scomparso avvocato Innocenzo de Sanctis. Esponente di una generazione che ha esordito nelle aule di giustizia negli anni 60, contribuendo alla formazione di tanti professionisti, de Sanctis spiegava così la sua scelta: “Tutto nacque da una causa in cui difendevo la madre di un giovane accusato di aver compiuto una rapina, il giudice non riuscì a dimostrare che era a conoscenza del colpo perché a salvare la mia cliente furono le fiere di dicembre di Santa Barbara e Santa Lucia. Il figlio, infatti, era andato a casa a cavallo tra le due manifestazioni mentre la rapina era stata effettuata in precedenza e il tribunale non fu in grado di collegare l’episodio con la contemporanea presenza nell’abitazione della mamma del giovane rapinatore, tanto che alla fine cadde l’imputazione di favoreggiamento. Ottenni una sentenza favorevole, ma capiì che nel penale occorre avere una carica di aggressività che a me, invece, mancava, perché ho sempre avuto un carattere poco belligerante e più incline alla mediazione. E allora, meglio scrivere che parlare, è più facile controllare le emozioni In sede civile l’avvocato deve tentare innanzi tutto di pacificare le liti, perché resto convinto che il risultato giudiziario non è la cosa più importante, ma lo è la soluzione del problema che si può ottenere operando con ragionevolezza”.
Il caso Merloni
Ma non fu quella l’unica esperienza fuori dal civile vissuta dall’avvocato de Sanctis, che nel ruolo di vice pretore di Cittaducale, dove era stato nominato all’inizio degli anni 80, di cause ne dovette celebrare molte, seppur legate a reati di modesta rilevanza. Eppure, di quell’esperienza viene soprattutto ricordata la condanna per comportamento antisindacale inflitta alla dirigenza della Merloni Casa, l’azienda del gruppo Ariston che aveva installato un centro produttivo al Nucleo industriale dopo aver ottenuto consistenti finanziamenti dallo Stato per le aree dell’ex Cassa per il Mezzogiorno. Nel marzo 1983, i dirigenti dell’industria marchigiana avevano impedito a 130 lavoratori in cassa integrazione di prendere parte a un’assemblea all’interno dello stabilimento, vietando loro l’ingresso. Il ricorso d’urgenza della Federazione provinciale delle costruzioni fu immediato e, altrettanto, fu rapida la sentenza del vice pretore de Sanctis: “Dipendenti in servizio e cassaintegrati hanno gli stessi diritti, il comportamento della Merloni è in netta contrapposizione con l’articolo 28 dello statuto dei lavoratori in quanto ha esautorato, di fatto, dall’assemblea l’intera rappresentanza sindacale”.
La famiglia
Famiglia di avvocati quella di Innocenzo de Sanctis, giunta oggi con i figli alla quarta generazione (avvocato lo era anche il nonno materno), legata indissolubilmente alla (ex) Cassa di Risparmio di Rieti, della quale il padre Giustino è stato il presidente più longevo, tenendo a battesimo durante il suo ultradecennale mandato la nascita dell’Atletica Studentesca Reatina, nel 1975, e contribuendo alla realizzazione del PalaSport di Campoloniano negli anni d’oro del basket reatino, mentre l’avvocato scomparso è stato a lungo presidente della Fondazione Varrone Cariri (il ruolo di consigliere di banca lo ricoprì all’ex Popolare Rieti), lasciando una testimonianza importante del suo lavoro.
Premiato per i 50 anni di professione con la Toga d’oro ricevuta nel 2017 dal Consiglio dell’ordine, nutriva senza veli di ipocrisia un senso di riconoscimento nei confronti della vita: “Non lo nego, sono stato molto fortunato, perché appena laureato ho potuto fare subito pratica nello studio di famiglia. Papà era molto preso dalla presidenza della Cassa di Risparmio e aveva meno tempo, così mi ritrovai a mandare avanti una notevole molte di lavoro. Questo fatto non sfuggì ai colleghi più anziani, tanto che qualcuno eccepì sul fatto che io trattassi certi argomenti in tribunale essendo solo un praticante. All’epoca c’era un po’ più di scrupolo nell’osservanza di certe regole, per cui avrei dovuto essere assistito da un avvocato e, tutto sommato, era giusto, anche se questa differenza è andata poi scemando. Oggi c’è più tolleranza, una volta invece controllavano anche i tesserini, soprattutto in tribunale e in Corte di Appello a Roma”.
Politica e motori
La vita di Innocenzo de Sanctis è stata scandita da altre passioni. Breve la stagione politica vissuta tra le fila della Dc, che lo elesse consigliere comunale dal 1970 al 1980, decisamente più lunga quella di presidente dell’Automobil Club Rieti: 41 anni dalla prima elezione avvenuta nel 1982, segnata dall'impegno a rendere la Coppa Carotti sempre più internazionale e, più in generale, dal convinto sostegno assicurato costantemente al mondo dell’automobilismo reatino. Su tutto, resta la figura di un avvocato espressione di una stagione consegnata ormai alla storia della città.