Trentacinque anni fa, con un numero zero pubblicato nel 1986, nasceva il Corriere Giuridico Sabino, rivista dedicata al mondo giudiziario, espressione di uno dei periodi più felici vissuti dall’avvocatura reatina che in quegli anni era coinvolta in diverse iniziative culturali, anche di respiro nazionale. A partire dal convegno sull’eutanasia, organizzato in Italia dopo la presentazione dei primi progetti di legge in Parlamento, un altro sul volo a vela nel diritto della navigazione, e ancora appuntamenti con giuristi e studiosi di fama sui temi più attuali dibattuti a livello giuridico.
Il progetto
Ebbe vita breve, però, la rivista fondata dall’avvocato Antonio Belloni e diretta da un altro avvocato nonchè giornalista, Gianfranco Paris, che le ultime generazioni di avvocati non hanno potuto apprezzare, ma i pochi numeri usciti nel corso di quattro anni, a partire dal 1987, rappresentano, ancora oggi, un patrimonio da conservare, non fosse altro perché in quelle pagine trovarono spazio e approfondimento numerose e interessanti sentenze emesse dai giudici. E gli avvocati commentavano i provvedimenti di Tribunale e Pretura, spiegando le ragioni di certe decisioni e sforzandosi di rendere comprensibili anche ai non addetti ai lavori il contenuto degli atti.
Una finalità sottolineata dagli ideatori quando, nel primo editoriale, spiegavano che “la pubblicistica giuridica non ha bisogno di nuove riviste per tecnici del diritto, ha invece bisogno di strumenti agili di comprensione di ciò che accade con maggiore attenzione alla sostanza che alle formule”. Anche il linguaggio si proponeva di “essere più vicino alla lingua parlata dai mass media”. A firmare i “pezzi”, termine preso in prestito dal gergo giornalistico, erano giovani e veterani del foro, e molti articoli, prendendo spunto dalle sentenze, finirono per riguardare argomenti di grande interesse per l’opinione pubblica.
Le firme
I primi articoli furono firmati da Pietro Carotti (Carcerazione preventiva nel processo minorile), Maria Giuseppina Truini (Affidamento dei figli in cause di separazione), Clara Adriani (La legge italiana e la convivenza), Michele Balacco (Natura giuridica privata delle associazioni sportive private), Antonio Belloni (Indennità d’esproprio), Giancarlo Ginanneschi (Rapporto tra coltivatore diretto e fondo rustico), dalle giovani procuratrici legali Mariella Cari e Giannalisa Vidimari (L’istituto del vice pretore onorario), ma nei numeri successivi si ritrovano anche le firme di Augusto Principi, Luigi Colarieti, Antonella Millesimi, Cristiano Euforbio, Adalberto Andreani, Olinto Petrangeli, Antonio Ricci, Antonio Serani, Maria Lilia Paci (scomparsa prematuramente quando era all’inizio della carriera forense), Elena Leonardi, Laura Pitoni e altri.
E’ possibile rileggere interventi di “non” avvocati, come quelli del dirigente del tribunale Angelo Bellosono, dei commercialisti Orazio Paci ed Enrico Maria Ubertini, del medico anatomopatologo Gaetano Falcocchio. Numeri del Corriere Giuridico Sabino che ospitarono anche interventi di importanti magistrati, a partire da Severino Santiapichi, presidente della Corte di Assise di Roma che condusse il primo processo sul rapimento e l’uccisione di Aldo Moro.
Una stagione editoriale durata troppo poco, ma che resta preziosa testimonianza dell’impegno messo in campo dall’avvocatura in quegli anni, per andare oltre le aule di giustizia e creare un nuovo rapporto con i cittadini-utenti della giustizia.