La foto simbolo di Falcone e Borsellino, a Rieti l'autore dello scatto: "Erano complici nell'amicizia"

01/10/2023
Tony Gentile illustra l'immagine  (foto Andrea BATTISTI)
Tony Gentile illustra l'immagine (foto Andrea BATTISTI)
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Una foto, la sua storia. E’ quella scattata da Tony Gentile, fotoreporter di Palermo, il 27 marzo 1992, poche settimane prima della strage di Capaci, che ritrae i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino in uno scatto diventato l'icona della lotta alla mafia e che campeggia sulle pareti di scuole e uffici pubblici. I due magistrati sorridono partecipando a un incontro pubblico organizzato per sostenere il loro collega Giuseppe Ayala, pubblico ministero al maxi processo di Palermo contro Cosa Nostra, candidato alla Camera, dove poi verrà eletto. Falcone e Borsellino stanno parlando delle connessioni tra mafia e politica davanti ad una platea di giornalisti e Tony Gentile ha un’intuizione formidabile: la foto dei due magistrati più esposti contro l’organizzazione criminale che aveva già messo a segno delitti eccellenti, non ultimo quello dell’europarlamentare Salvo Lima solo due settimane prima, poteva significare davvero ottenere un risultato importante. Nacque così l’immagine che simboleggia la lotta alla mafia che a Falcone e Borsellino, agli uomini delle loro scorte e a tanti altri rappresentanti dello Stato, è costata la vita. A Rieti, Tony Gentile ha raccontato  la sua straordinaria esperienza nella sede dell’associazione fotografica Utopia, in via del Duomo, a ridosso della Prefettura, consentendo a molti reatini e appassionati di ascoltare dalla sua viva voce la ricostruzione di come è nata la foto-icona.

Il racconto

Ricostruisce Gentile: “E’ una foto che simboleggia l’autentica amicizia che c’era tra i due magistrati, in quello scatto e anche negli altri che ho realizzato, c’è la dimostrazione di un rapporto fatta di grande sincerità reciproca. La composizione che li fa convergere mi aiuta a far percepire il loro senso di complicità. Sebbene l'evento fosse stato organizzato a favore di Ayala, quella sera lui non l'ho mai fotografato. Nella mia testa l'intento è preciso, la mia notizia sono Falcone e Borsellino e in quel periodo erano sempre sulle notizie nazionali più importanti. La fotografia è intuizione e quando i due giudici si avvicinano per parlare io mi muovo e mi sposto, perché capisco che sta per accadere qualcosa. Quel rullino non l’ho mai finito perché scattata la foto mi sono fermato e non ne ho fatte altre. Sapevo di avere una buona immagine e sono andato a stamparla, perché più di tutte le altre racconta quella sera. Quando la scattai, aveva un significato, ma il 23 maggio, il giorno dopo la strage di Capaci, la foto cambia significato e dopo l’attentato a Borsellino, per la terza volta quella foto nasce di nuovo. Quello che è successo in seguito e che sappiamo, è che questa immagine è stata riprodotta dalla gente ovunque, non l'ho fatto io, e la mia carriera non l’ho basata su quella foto. E’ certamente un momento molto importante e ho testimonianze di persone che nella loro vita hanno scelto di fare i magistrati perché ispirati dalla foto di Falcone e Borsellino”.

Il libro

Tony Gentile non è apprezzato solo per la foto di Falcone e Borsellino, ma è molto altro (ha seguito eventi internazionali anche fuori dalla Sicilia, come i mondiali di calcio vinti dall’Italia nel 2006), perché come fotografo impegnato sul campo ha immortalato tanti momenti della guerra tra Stato e Cosa, una storia che lui ha documentato in un bellissimo volume “Sicilia 1992. Luce e memoria” (SilvanaEditoriale), nelle cui pagine scorrono le immagini riferite a delitti eccellenti (Salvo Lima), ai funerali del giovane magistrato Rosario Livatino e dello scrittore Leonardo Sciascia, alla visita di Giulio Andreotti a Palermo, al processo al sindaco condannato per mafia Vito Ciancimino, al dolore del giudice istruttore Antonino Caponnetto davanti alla bara di Giovanni Falcone, unite ai tanti scatti che riprendono scorci della vita siciliana.