Il tribunale di Rieti come trampolino di lancio per altre future esperienze professionali. Sono già tre i giovani magistrati che, nel 2018, arrivarono a piazza Bachelet per colmare i vuoti di organico causati da una serie di trasferimenti di altri giudici che avevano messo in crisi la macchina giudiziaria, che ora si ritroveranno al Tar del Lazio dove sono approdati quali vincitori di concorso. Dopo Raffaello Scarpato, sostituito al civile dalla dottoressa Barbara Vicario, lasciano Rieti in rapida successione Virginia Arata, giudice monocratico nel penale, e Gianluca Verico, giudice dell’ufficio esecuzioni. Tre componenti appartenenti alla nutrita pattuglia formata anche da altri magistrati, oggi impegnati in diversi settori, che dal punto di vista anagrafico fece diventare il tribunale reatino, guidato dal presidente Pierfrancesco de Angelis, il più giovane di tutta la sua storia.
La Arata, romana, due lauree all’attivo (oltre a Giurisprudenza, anche quella conseguita in Scienze Politiche) durante i quasi tre anni di permanenza al palazzo di giustizia dove era giunta con i colleghi Giorgia Bova e Alessio Marinelli, si è occupata dei processi in funzione monocratica e ha fatto parte del collegio penale, oltre che a quello del Riesame. Non senza un pizzico di emozione, ha incontrato per un saluto l’avvocatura reatina, in particolare i rappresentanti delle associazioni Aiga e Camera Penale, guidate dai presidenti Giuseppe Morgante e Morena Fabi, e del Consiglio dell’ordine, ripercorrendo i momenti più significativi di un’esperienza che, pur nella sua brevità temporale, è stata comunque caratterizzata da momenti significativi sul piano professionale, richiamati dalla stessa Arata insieme al rapporto di collaborazione e di rispetto reciproco avuto con i rappresentanti del foro, come sottolineato dal presidente dell’Aiga Morgante quando ha rimarcato “le qualità umane e professionali” dimostrate dalla magistrata. Congedo che la giudice ha replicato con il personale e i colleghi del palazzo di giustizia dopo aver presieduto la sua ultima udienza, secondo una tradizione ormai consolidata da anni che ha accompagnato non solo le uscite dei magistrati, ma anche di storici cancellieri e dirigenti.