Lina Cusano continuerà a guidare la Procura della Repubblica di Rieti, dove è arrivata nel 2018, e lo farà fino al termine della sua carriera quando raggiungerà l’età pensionabile. Il magistrato è stato infatti designato all’unanimità dal plenum del Csm, che ha recepito l’indicazione della quinta commissione al termine del riesame della pratica, dopo che un altro magistrato, aspirante a ricoprire il posto, ha ottenuto a ottobre 2020 l’annullamento della delibera con cui il plenum del Csm, il 26 giugno 2018, aveva affidato l’incarico alla Cusano, preferendola al sostituto procuratore della repubblica di Viterbo Franco Pacifici. La proposta della quinta commissione aveva ottenuto in precedenza il concerto da parte del ministro della Giustizia Marta Cartabia.
La sentenza
I giudici del massimo organo amministrativo avevano rilevato, in sintesi, “l’asimmetria della rilevazione e del ragionamento circa merito e attitudini tra la nominata dottoressa Cusano e l’appellante Pacifici, in quanto gli elementi che li concretizzano sono stati compiutamente e analiticamente esposti e valutati per la procuratrice, ma non altrettanto per il ricorrente”, quasi a voler significare una sottovalutazione della figura professionale di quest’ultimo magistrato. Il compito, quindi, di ripercorrere le schede dei due aspiranti è stato affidato dalla quinta commissione al relatore della pratica Giuseppe Marra, eletto consigliere a Palazzo dei Marescialli nel 2019 in seguito alle dimissioni presentate da un altro membro del consiglio, coinvolto nelle polemiche seguite alla vicenda dell’ex magistrato Luca Palamara.
Una sorta di spareggio, quello che si è giocato tra la procuratrice in carica e il collega, risolto da un giudizio che ha riconosciuto alla prima meriti e attitudini maturati durante il percorso professionale, superiori a quelli attribuiti al secondo candidato. Nel frattempo, tutti gli altri aspiranti alla guida della procura reatina (Renato Martuscelli, Giancarlo Cirielli, Camillo Falvo, Gregorio Capasso, Carla Canaia, Francesco Dall’Olio, Carmelo Amelio, Paola Conti, Sergio Colaiocco, Alberto Galanti e Giuseppe Miliano) sono approdati ad altre funzioni o hanno revocato la domanda.
La valutazione
A favore di Lina Cusano ha giocato la lunga militanza alla procura di Roma, 37 anni, durante la quale si è occupata di rilevanti casi nazionali, dalle inchieste condotte sul venerabile della Loggia P2 Licio Gelli, a quelle sui gruppi criminali dell’Est europeo impegnati a sfruttare ragazze, anche minorenni, facendole prostituire, passando per i reati legati al fallimento del gruppo cinematografico Cecchi Gori. Quindi, ha pesato il lavoro svolto alla Dda di Roma dove si è occupata delle infiltrazioni camorristiche nel Lazio. Il lungo curriculum tracciato dal relatore si è poi concluso con l’evidenziazione dell’alto tasso di produttività che ha caratterizzato l’attività di Lina Cusano.
Ma, ugualmente lusinghiero, è stato il giudizio fornito su Franco Pacifici - titolare di importanti indagini nella Tuscia - dal 1989 ininterrottamente in servizio alla procura di Viterbo (con alcuni brevi periodi in cui ha ricoperto le funzioni di procuratore supplente), citato dal relatore per la particolare attitudine nell' organizzazione della polizia giudiziaria, dove ha raggiunto ottimi risultati riuscendo a coordinare bene i vari corpi. Ha pesato, però, la minore anzianità di otto anni rispetto alla Cusano, che avrebbe fatto la differenza a parità di voti della commissione, e la sanzione dell’ammonimento ricevuta dal Csm per una irregolarità procedurale commessa nell’ambito di un’inchiesta, che, comunque, non aveva precluso al dottor Pacifici l’idoneità a ricoprire incarichi direttivi, considerato “il percorso professionale altrimenti esente da pecche e caratterizzato anche e soprattutto da doti di laboriosità, impegno, diligenza e di organizzazione, così come riconosciute dai capi degli uffici”, così come ha rilevato il relatore Giuseppe Marra.