Luigi Colarieti, un istrione al palazzo di giustizia

25/02/2021
L'avvocato nel suo studio
L'avvocato nel suo studio
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Due anni fa se ne andava Luigi Colarieti, simbolo di una stagione ormai in dissoluzione, insieme a tante altre figure che l’hanno caratterizzata. Un avvocato, ma anche un attore teatrale e uno sportivo, in grado di far convivere tre passioni in un solo mondo, dove riusciva abilmente ad alternare la toga alla divisa di arbitro di basket, e ai panni del protagonista di commedie in vernacolo, “perché la vita è un teatro e ognuno di noi ha una parte da recitare” amava declamare.

Un istrione capace di scatenare simpatia quando te lo trovavi di fronte, impegnato a rendere meno drammatici i momenti più difficili, come spesso gli era capitato di fare nei processi in tribunale, dove ancora oggi l’inconfondibile timbro della sua voce sembra risuonare in aule e corridoi, come pure la gestualità con cui accompagnava le arringhe resta un’immagine incancellabile.

Il personaggio

Colarieti, quando scomparve a 78 anni, aveva appena ricevuto la toga d’oro, il riconoscimento assegnato agli avvocati che tagliano i 50 anni di professione, ma di appendere la toga al chiodo non ne aveva voglia, nonostante la malattia lo stesse lentamente consumando. Ugualmente, quella mattina, nell’aula Caperna deliziò i colleghi recitando un sonetto in vernacolo reatino. Ultimo di una generazione aperta dal nonno Luigi, primo presidente della Provincia di Rieti e anche del Consiglio dell’Ordine, proseguita dal padre Vincenzo, era nemico giurato del rampantismo che caratterizzava il comportamento di molti giovani colleghi e lui, nostalgico di un’epoca dove a prevalere era spesso l’umanità sul cinismo, ci soffriva.

In un’intervista, prima di andare in pensione (anagrafica), descrisse accorato l’immagine di una classe forense ormai consegnata agli archivi della memoria, quella che vedeva gli avvocati delle parti impegnati in una causa viaggiare su un’unica auto per raggiungere una delle Preture del territorio: “Va bene tutti insieme, ma poi in aula ognuno faceva la sua parte e gli scontri erano anche aspri, la rivalità c’è sempre stata, ma tutto aveva un epilogo, una fine. Adesso se si litiga dentro il tribunale, si rischia che fuori non ci si saluta neppure più. Qualcosa nella commedia della vita si è spezzato”.

Luigi Colarieti ha vissuto nel rispetto di tutti, la coralità di giudizio con cui i colleghi gli hanno riconosciuto la correttezza nel comportamento, anche quando era in vita, rimane valida testimonianza.