L'ultima causa in Cassazione di Antonio Belloni: "Processo riformato, serve maggiore attenzione"

10/06/2024
Belloni durante un intervento. A destra, lo scomparso procuratore Rossini
Belloni durante un intervento. A destra, lo scomparso procuratore Rossini
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L’avvocato Antonio Belloni, già senatore e per 22 anni alla guida del Consiglio dell'ordine, giunto alla soglia dei  90 anni, dopo averne già trascorsi 64 indossando la toga, dice basta ai processi patrocinati in Cassazione. L’ultimo, in  ordine di tempo, l’ha visto rappresentare la difesa di un curatore fallimentare che si opponeva alla citazione di un imprenditore edile, il quale, pur essendo stato ammesso tra i creditori di un caseificio fallito, aveva tentato di rientrare in possesso dell’opificio costruito per l’azienda, il cui costo di 650 mila euro non era mai stato pagato, fondando la sua domanda su eccezioni di diritto che, dopo una battaglia legale durata esattamente vent’anni, è stata respinta dalla Cassazione. Accolte, invece, le ragioni esposte dall’avvocato Belloni. Ma è stata l’ultima causa sostenuta davanti agli ermellini dall’ex presidente del foro reatino, che proseguirà l’attività in tribunale e in Corte di Appello. Un congedo che arriva dopo 57 anni da cassazionista e deciso in seguito a una profonda riflessione.

I motivi

Questa mia decisione la considero un gesto di responsabilità nei riguardi dei miei assistiti perché le modifiche procedurali del processo introdotte dalla riforma Cartabia impongono un’attenzione sempre maggiore nella preparazione degli atti e uno sbaglio, seppur involontario, può compromettere l’esito di un intero processo. No, a quasi 90 anni, non me la sento di correre questi rischi che potrebbero danneggiare coloro che si sono affidati a me con fiducia e che io, con questa scelta, intendo rispettare perché la professione mi ha regalato molte soddisfazioni In Cassazione”. Tra le innumerevoli cause affrontate, ce n’è una che all’avvocato Belloni sta particolarmente a cuore: quella sostenuta contro un famoso civilista di Roma che, addirittura, citò per danni tutto il consiglio direttivo di Rieti perché aveva avviato nei suoi confronti un procedimento disciplinare che il professionista considerava illegittimo. Querelle iniziata nel 2006 in tribunale e proseguita poi in Corte di Appello, conclusasi nel 2021  in Cassazione con la condanna del legale a pagare le spese di lite a tutti i componenti del Consiglio dell’ordine, cifra vicina a 150 mila euro. Ricorda Belloni: “Ho vissuto tutta la durata della causa con angoscia, perché coinvolgeva un’istituzione e mi sarebbe dispiaciuto che fosse arrivata una condanna per i colleghi in quanto l’azione era indirizzata principalmente contro la mia persona”. Tanti processi conclusi dopo decenni, ma non meno lunghi sono quelli pendenti in appello che attendono l’ex presidente, a cominciare da una vertenza che oppone parti di un gruppo familiare per questioni ereditarie. E’ iniziata 37 anni fa e Belloni avrà ancora molto da lavorare prima dell’esito finale.