Malata di tumore licenziata e riassunta, diffamazione su Facebook: le sentenze sulla rivista del tribunale

24/07/2024
La sezione civile
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Il secondo volume della rassegna di giurisprudenza civile del Tribunale di Rieti, è consultabile on line sul sito alla sezione servizi per i cittadini,  e si propone di riscuotere l’ampio consenso registrato con il numero di esordio pubblicato in rete nei mesi scorsi. In questo nuovo appuntamento, il contenuto riguarda il periodo da aprile a giugno. Nata con l’intento di avvicinare i cittadini al mondo della giustizia, in modo che possono comprendere i principi di diritto enunciati che sono alla base delle decisioni assunte dai giudici, la rivista propone in questa seconda uscita alcune sentenze particolarmente interessanti in tema di lavoro e previdenza, diffamazione a mezzo stampa, tutela possessoria, contratti pubblici, pubblico impiego, contratti di lavoro, pignoramenti, contratti di fidejussioni, firmate dai magistrati Pierfrancesco de Angelis, Francesca Sbarra, Gianluca Morabito e Roberto Colonnello. Sentenze emesse con riferimento alle massime pronunciate dalla Corte di Cassazione, la cui cura, a Rieti, è affidata agli addetti all’Ufficio per processo Anna Foti Cuzzola e Nicola Ottaviani. Un lavoro che si propone di creare una memoria storica del tribunale, rendendo più comprensibile il linguaggio della legge ai cittadini.

Nello specifico, tra le decisioni che appaiono più interessanti, una riguarda la legge sulla stampa per un caso di presunta diffamazione sottoposto all’esame del tribunale e relativo a una diretta diffusa su una pagina Facebook che, secondo il soggetto promotore della causa sentitosi chiamato in causa, pur non essendo stato indicato nominativamente, era stata accompagnata da riferimenti diffamatori. Citazione, però, respinta dal tribunale, secondo il quale “poiché il nominativo del ricorrente non viene indicato nell’articolo, e quindi, la sua certa ed in equivoca individuazione era astrattamente possibile solo da parte di coloro che erano a conoscena delle sue dirette Facebook, perché per la sua certa individuazione non era sufficiente ne’ che il lettore avesse cognizione della sua attività come animalista, ne’ che avesse consapevolezza dell’esistenza di una sua pagina Facebook, perché si tratta di elementi che non sono individualizzanti rispetto a quanto affermato dalla giornalista essendo comuni a una pluralità di persone”.

Rilievo viene dato anche alla sentenza del giudice del lavoro sul caso della donna malata di tumore, licenziata dal datore di lavoro perché aveva superato il periodo di comporto, e riassunta in servizio perché il provvedimento dell’azienda era stato ritenuto nullo e viziato dal comportamento contraddittorio assunto dal titolare di un supermercato di Cittaducale. Vicenda finita all’attenzione della stampa nazionale, rilanciata dagli articoli comparsi in cronaca nazionale e locale sul quotidiano Il Messaggero, che vasta risonanza ha riscosso negli ambienti giuslavoristici perché è stato (ri)applicato, di fatto, l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori che condanna i licenziamenti discriminatori inflitti nei confronti dei lavoratori dipendenti.