Un viaggio a ritroso nel tempo, richiamando leggi varate a tutela delle donne, dallo stalking al "codice rosso" e, prima ancora, la modifica del reato di violenza carnale in violenza sessuale, quindi con un aggravamento delle responsabilità per i colpevoli, fino ai giorni nostri, il tutto per vedere a che punto è il processo per arrivare alla parità di genere e quanto resta ancora da fare. E’ il filo conduttore che ha animato il convegno organizzato dalla sezione di Rieti dell’Aiga e dal Comitato Pari Opportunità, sostenuto dal Consiglio dell’ordine degli avvocati, dedicato proprio al tema riferito alle problematiche legate alla differenza di ruoli rivestiti da uomini e donne nei diversi settori della vita sociale.
Una riflessione che nel centro congressi di Colle Aluffi ha coinvolto, in veste di relatrici, donne che nel mondo della giustizia occupano ruoli di primo piano, a cominciare da Alessia Morani, avvocata e deputata del Pd, membro della commissione Giustizia della Camera, Virginia Arata, giudice al Tar del Lazio e una breve esperienza vissuta come magistrata al tribunale di Rieti, affiancate dalle avvocate Alessia Mostocotto, presidente delle Pari Opportunità, Liliana Farronato, del foro di Roma, e Silvana Forniti, protagonista di un’esperienza politica che l’ha portata a guidare da prima cittadina il suo comune di origine, Mompeo, poi raccontata nel libro autobiografico “Un sindaco al femminile”.
L'analisi
La Morani ha analizzato lo stato della condizione femminile oggi, partendo dalla partecipazione delle donne alla vita pubblica “non ancora a livelli soddisfacenti, nonostante alcune leggi abbiano modificato criteri di valutazione professionale e di trattamento economico nel mondo del lavoro”, valutazione rilanciata dalla giudice Virginia Arata nel rimarcare “il numero insufficiente di rappresentanti femminili che si registra anche negli organi giudiziari”. La deputata del Pd ha ricordato, con orgoglio, “l’importante passo avanti nella lotta alla disparità di retribuzione tra uomini e donne, diventato legge dello Stato, che introduce la parità salariale tra uomo e donna, con premi assegnati alle aziende che possono certificare l’attuazione delle nuove regole economiche”, non dimenticando un altro cavallo di battaglia, premiato da un’altra legge dopo otto anni di battaglia parlamentare, riguardante la prassi delle dimissioni in bianco fatte firmare a una lavoratrice nel momento dell’assunzione.
“Accadeva che se una donna restava incinta, oppure non era più utile, rischiava di essere licenziata dal datore di lavoro al quale bastava aggiungere la data sulla lettera. Ora c’è il divieto ed è stato introdotto l'obbligo di dare le dimissioni volontarie compilando un modulo online rintracciabile sul sito del ministero del Lavoro che ha una numerazione progressiva in grado di impedire di alterare la data della lettera”. Ma l’invito più pressante è stato rivolto “a un serio dibattito culturale da avviare sulla trasformazione del ruolo delle donne nella società, con la richiesta di un impegno serio della scuola, il luogo dove deve essere fornita un’educazione indirizzata ad affermare la parità di genere”.
Il linguaggio
Un altro aspetto, non secondario, è stato quello affrontato dall’avvocata Alessia Mostocotto, da anni impegnata a presiedere il Comitato Pari Opportunità, organismo del Consiglio dell’ordine, il cui presidente Attilio Ferri, in apertura dei lavori coordinati dal presidente dell’Aiga Rieti Giuseppe Morgante, ha voluto sottolineare la rilevanza dell’appuntamento culturale, soffermandosi “sull’importanza del linguaggio di genere e dell’attribuzione alla professionista del titolo di avvocata mediante l’affermazione del principio secondo cui l’affermazione di un linguaggio femminile, che evochi autorevolezza e prestigio, costituisce un balzo in avanti verso le pari opportunità non solo nell’avvocatura ma nella società civile tutta essendo volto ad infrangere il muro degli stereotipi di genere.”
La Mostocotto non ha tralasciato di analizzare, oltre alla funzione anche sociale dell’avvocatura e il contributo che la stessa può dare per l’individuazione dei comportamenti discriminatori e la loro rimozione, “la necessità di una rivoluzione culturale per permettere il proficuo permanere delle donne nell’avvocatura e arginare, in questo modo, il crescente fenomeno della fuga dalla professione, dettato dal pay e gender gap che si registra anche nell’avvocatura e che può e deve essere contrastato”.
Pari opportunità che, secondo Liliana Farronato, esperta in diritto amministrativo, "dovrebbe prevalere anche nell'organizzazione della pubblica amministrazione con un'equa ripartizione di incarichi di responsabilità e il giusto riconoscimento al valore che le donne possono apportare".