Riapertura dei piccoli tribunali, il progetto della nuova geografia giudiziaria arriva in Senato

13/08/2023
Dibattito sulla giustizia di prossimità
Dibattito sulla giustizia di prossimità
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Nello schizofrenico panorama della giustizia italiana, nel quale una riforma appena approvata non fa in tempo a produrre i suoi effetti perché è già oggetto di controproposte di modifica, si (ri)affaccia l’idea di apportare sostanziali cambiamenti al piano dei tagli varato dal governo Monti, nel 2012, che portò alla soppressione di 220 sezioni distaccate dei tribunali, 667 uffici del Giudice di pace e 31 tribunali in tutta Italia, nell’ottica (smentita poi dalle cifre) di risparmiare sui costi di amministrazione. Un ritorno alla giustizia di prossimità, più vicina ai cittadini,  invocata da gran parte dei territori e dei loro amministratori, che aveva subito un primo colpo con la soppressione delle Preture, poi rimpiazzate dai Giudici di pace, figure alle quali si stanno gradualmente assegnando sempre più competenze in alcune materie per alleggerire i carichi di lavoro nei tribunali.

Il progetto

Il nuovo progetto di riforma della “geografia giudiziaria” è parte integrante del programma del governo Meloni e in autunno se ne dovrebbe tornare a discutere in Commissione Giustizia del Senato, dove il relatore sarà il senatore di Fratelli d’Italia Ernesto Rapani. In un articolo de Il Messaggero, viene indicata una lista parziale stilata dai Consigli regionali che hanno inviato in Parlamento ciascuno una proposta di legge per riportare in vita i “suoi” tribunali di provincia. E in quasi tutte le proposte c’è una premessa che per il governo è considerata essenziale: a farsi carico dei costi delle sedi da riaprire saranno le Regioni. Una riforma a costo zero, per lo Stato, questa almeno è l’intenzione. Quali sono i tribunali in ballo? L’Abruzzo indicaa “una vastissima zona, posta a confine con il Lazio e con il Molise, totalmente sfornita dei servizi giudiziari”, e chiede quindi di ridare slancio ai tribunali di Avezzano, Lanciano, Sulmona e Vasto. Tutti e quattro a un passo dalla chiusura - il decreto milleproroghe l’ha posticipata al 2025 - anche se al ministero della Giustizia si lavora per tenerli aperti a tempo indeterminato.

C’è la Calabria che chiede di riaprire di riaprire il tribunale di Corigliano-Rossano, all’epoca accorpato a quello di Castrovillari. Ma non finisce qui, perché la lista comprende la Toscana che vuole riattivare la sezione distaccata di Empoli del tribunale di Firenze, che insiste su un territorio, l’Empolese-Valdensa, con “una popolazione residente di circa 175.000 abitanti e la presenza di numerose e rilevanti attività produttive”. L’Umbria, poi, spinge per riaprire il tribunale e la procura della Repubblica di Orvieto e le sezioni territoriali distaccate del tribunale di Perugia: Assisi, Città di Castello, Foligno, Gubbio e Todi, la Campania tiene il fiato sospeso per il tribunale di Sala Consilina, vicino Salerno.

Rieti esclusa

Nessuna speranza, va detto, invece per il Reatino e, in particolare, per la Sabina, dove appare utopistico solo pensare a un ripetersi del “miracolo Carotti” che portò nel 1999 a Poggio Mirteto, per iniziativa del deputato dell’Ulivo, all’apertura della sezione distaccata del tribunale, una delle prime a essere poi soppresse nel 2012. La politica locale, salvo rare eccezioni, si disinteressò della sorte del presidio, come già aveva fatto durante gli anni della sua attività quando sarebbe stata necessaria un’azione più incisiva per allargare la circoscrizione ad altri territori della Sabina romana, oltre a quelli già annessi, e rendere così più strutturata sul territorio la sezione distaccata. Oggi, a Poggio Mirteto, pensano solo a tenersi stretta la sede del Giudice di pace che entro l’anno vedrà l’arrivo di nuovi magistrati onorari nominati dal ministero. E già questo può essere considerato un altro miracolo.