I carabinieri piombarono a Rigatti, piccola frazione di Varco Sabino, nelle prime ore del mattino del 23 ottobre 1988, per sequestrare un grappolo di case addossate alla montagna e centinaia di ettari di terreno, tra i pochi abitanti sbigottiti e increduli nel vedere tanti uomini dell’Arma girare per stradine e vicoli. Un sequestro giudiziario in regola, ordinato dal Commissario agli Usi Civici del Lazio, Edoardo Di Salvo, magistrato della Cassazione, e affidato per l’esecuzione all’assessore Pietro Federico, presente alle operazioni coordinate dal tenente Parrulli, comandante della compagnia carabinieri di Cittaducale, insieme a funzionari dell’Ispettorato Ripartimentale delle Foreste. Il provvedimento, assente il sindaco, fu notificato al segretario comunale convocato in tutta fretta nella sede municipale, mentre le auto dell’Arma facevano la spola tra il paese principale e la frazione.
L'esposto
Un fatto di cronaca senza precedenti analoghi conosciuti, rilanciato dai telegiornali e dalle cronache nazionali di molti quotidiani dell’epoca, nato dall’esposto presentato nel 1987 da un gruppo di abitanti sostenuti da Benedetto Nicola Caprioli, famoso ginecologo appartenente a una storica famiglia della zona, che svelò l’esistenza di una guerra in corso da anni tra Varco e Rigatti, scoppiata per il taglio di alberi ordinato dal Comune su terreni che non gli appartenevano. A rendere lo scontro più acceso c’era poi il fatto che l’amministrazione incassava i soldi, ma non destinava neppure una lira a Rigatti. Quella mattina, così, finirono sotto sequestro 565 ettari di bosco e pure i 98 milioni depositati nell’esattoria del Comune, frutto dell’ultima vendita di legname. Una parte del denaro fu poi dissequestrata per consentire all’ente di sostenere gli impegni di spesa corrente.
La causa
Il braccio di ferro tra frazionisti e amministratori andò avanti per alcuni anni, fino a quando una sentenza della Cassazione impose al Comune di stornare dal bilancio le somme incassate dall’attività di legnatico e di impiegare il denaro ricavato per realizzare opere pubbliche nel territorio di Rigatti. Dopo un lungo periodo di tregua, alcuni anni fa il Comune ha nuovamente ordinato il taglio di alcuni boschi e ha iscritto il ricavato in bilancio, ma un consigliere comunale di opposizione, Enzo Vespa, con un passato anche da assessore nella giunta dell’ex sindaco Antonio Ponziani, e da sempre attento alle questioni amministrative, ha presentato un esposto alla Corte dei Conti e al Commissario agli Usi Civici, ottenendo che i 40 mila euro dell’incasso venissero gestiti separatamente per le finalità indicate dalla Cassazione in favore della frazione.
Lottizzazioni bloccate
L’obiettivo, apertamente dichiarato dai ricorrenti, era quello di far nascere un’amministrazione separata per gestire i beni della frazione. Un’idea portata avanti con convinzione dal professor Caprioli, scomparso da tempo, proprietario di un castello, appoggiato in questo suo programma anche da altre famiglie che possedevano grandi proprietà senza, però, poterle sfruttare. Qualcuno sperava anche di realizzare delle lottizzazioni edilizie tenuto conto dell’interesse mostrato da un noto costruttore romano per l’area di grande pregio naturalistico, pronto a intervenire con le ruspe, ma ogni colata di cemento fu definitivamente bloccata dal sequestro giudiziario e dal successivo regolamento approvato dal Comune per regolamentare lo sfruttamento del territorio.