La città di Rieti è divisa, e non solo per questioni legate alla politica, ma per un progetto che, se vedrà la luce, infliggerà al già deturpato panorama ambientale una ferita mortale. E’ il sottopasso di viale Maraini, vagheggiato soprattutto da qualche (ex) enfant prodige della politica locale, calato nell’ambito di un più vasto intervento studiato da Rete Ferroviaria Italiana che prevede l’eliminazione di diversi passaggi a livello nel territorio comunale, destinato a infliggere il colpo di grazia a una delle strade più belle del capoluogo, già mutilata all’altezza di piazza Mazzini dalla realizzazione degli ingressi in entrata e in uscita del parcheggio coperto di piazza Oberdan che hanno sacrificato un’intera corsia stradale, causando una strettoia che vanta rari casi analoghi in altre città.
Ma, negli anni 90, la fretta di portare quanto prima a conclusione il progetto ignorò dubbi, opposizioni e pareri tecnici contrari, favorendo la nascita di un’infrastruttura, certamente utile, che rispondeva alla domanda di parcheggi, ma deturpava irrimediabilmente il tratto finale di viale Morroni e l’inizio di via Ludovico Canali. Però, occorreva portare a termine la costruzione perchè lo imponeva, come si lasciò sfuggire in confidenza un ex assessore comunale, una “certa” politica romana che faceva capo a leader nazionali e che aveva i suoi referenti ben radicati a Rieti.
Traffico e disastri
E, così, il risultato di quell’intervento si rivelò disastroso, soprattutto per le ricadute provocate sull’assetto del traffico cittadino, modificato nel 1988 con l’entrata in funzione di un piano che, caso unico in Italia, e forse in Europa, portò a trasformare via Porrara, stradina di periferia limitrofa alla campagna, in una Tangenziale stretta e tortuosa, percorsa da migliaia di auto ogni giorno per raggiungere la parte esterna alle mura della città, obbligando anche i mezzi di soccorso (soprattutto le autombulanze, costrette a districarsi in spazi ristretti negli orari di punta) a compiere lunghi giri ritardanti per raggiungere l’ospedale.
La follia degli ingressi realizzati in viale Morroni, ha poi impedito che il piano del traffico potesse essere rivisto invertendo, come ogni amministratore di buon senso avrebbe fatto, i sensi di marcia da piazza Marconi a Porta D’Arce, favorendo una più agevole uscita dalla città delle auto e consentendo di evitare l’imbuto rappresentato dall’isola di cemento collocata all’incrocio tra viale Maraini e via Liberato di Benedetto, dove sarebbe stato sufficiente collocare dei jersey, rimovibili in caso di necessità.
Gli interessi
Inghiottita “per superiori interessi”, ma mai digerita, la devastazione causata dalla nascita dell’incolpevole parcheggio coperto, ma voluta da amministratori ansiosi di rispondere alle sollecitazioni romane, adesso a Rieti ha preso il via una mobilitazione, con tanto di raccolta firme lanciata dall’Ascom e la nascita di Comitati che si oppongono all’intervento, per scongiurare l’ennesimo scempio: lo scavo per realizzare il sottopasso del passaggio a livello di viale Maraini, un colpo mortale alla strada che da secoli rappresenta sul piano paesaggistico uno storico biglietto da visita per turisti e visitatori.
Anche in questo caso, come avvenuto per lo scempio di viale Morroni, si vocifera di una certa velocità impressa al piano da parte di qualche politico per favorire un rapido collegamento tra il centro città e l’immediata periferia. Che sia ricollegabile a ipotizzati, futuri, recuperi commerciali dell’ex Zuccherificio di viale Maraini? Oppure a vagheggiate lottizzazioni edilizie che da lustri incombono sull’area dell’ex Snia Viscosa? Una cosa appare certa: il tempo stringe e occorre fare in fretta. Proprio come in viale Morroni.