Era uno dei filoni giudiziari nati dalla vendita dei terreni dell’ippodromo capitolino di Tor di Valle, area destinata originariamente a ospitare il nuovo stadio della Roma, costato a Gaetano Papalia, nella sua qualità di socio di riferimento della Sais, società proprietaria dell’impianto ippico, la pesante accusa di bancarotta fraudolenta in seguito alla vendita dell’area alla società Eurnova dell’imprenditore Luca Parnasi, avvenuta prima della dichiarazione di fallimento, imputazione condivisa in tribunale con l’amministratore della società Michele Saggese, e conclusasi dopo quattro anni davanti al tribunale di Roma con l’assoluzione di entrambi gli accusati perché “il fatto non sussiste”.
Una sentenza che ha accolto la richiesta assolutoria avanzata dallo stesso pubblico ministero, per il quale il dibattimento non ha evidenziato gli elementi di responsabilità ipotizzati invece dalla procura che aveva chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio di Papalia e Saggese, difesi rispettivamente dagli avvocati Gian Domenico Caiazza e Ivan Simeone. L’eco della vicenda, seppur calata nella realtà di Roma, aveva prodotto un inevitabile clamore nel Reatino visto che Papalia è stato a lungo protagonista della vita sportiva e politica locale. Presidente negli anni 90 del Rieti Calcio, poi della Sebastiani basket negli anni 2000, ma in tempi passati anche consigliere comunale del Pri e candidato sindaco nel 2007 nella sfida persa contro Giuseppe Emili, quindi tra le "vittime" della fallita costruzione dello stadio giallorosso nella Capitale.
Il processo
All’origine del processo celebrato a piazzale Clodio, c’era l’esposto presentato dall’avvocato Edoardo Mobrici per conto dell’architetto Francesco Sanvitto, rappresentante del Tavolo della Libera Urbanistica, marito di un’ex consigliera comunale del Movimento 5 Stelle Cristina Grancio, poi espulsa, secondo il quale i terreni erano stati venduti nel 2013 alla società di Parnasi (risultato inadempiente nel pagamento dell’intero importo stabilito nel contratto) a costi inferiori rispetto al valore reale di mercato quando la Sais non era stata ancora dichiarata fallita dalla sentenza del tribunale civile di Roma del 2014, procedimento avviato in seguito all’istanza di Equitalia che la società proprietaria di Tor di Valle aveva cercato di scongiurare chiedendo, senza ottenerlo, l’ammissione al concordato preventivo. Tutto questo avveniva mentre si intrecciavano le inchieste sul costruttore e su alcuni politici romani.
“Il tribunale ha riconosciuto l’assoluta correttezza nella gestione della Sais, ma abbiamo dovuto affrontare un’iniziativa giudiziaria che ritengo avventata ed irresponsabile, che ci ha costretto ad attendere anni prima che venisse dimostrata la nostra innocenza” ha commentato Papalia, al quale la tribolata vicenda politico-giudiziaria legata allo stadio della Roma ha riservato non pochi problemi. Protagonista riconosciuto del rilancio del basket reatino dopo anni di anonimato, con il ritorno della Sebastiani in serie A, Gaetano Papalia alle ultime elezioni amministrative di Rieti aveva nuovamente tentato l’avventura politica candidandosi a consigliere comunale per il centro sinistra. Lui, in verità, non voleva, ma poi aveva ceduto alle insistenze degli amici, “ma io con la politica ho chiuso da tempo” commentò all’indomani del voto che ha visto la netta vittoria del centro destra, senza alcun rammarico per gli anni trascorsi in Comune tra le fila del partito dell’Edera.