Emergenza magistrati nella sezione lavoro del tribunale. Neppure il tempo di subentrare al collega Nicola Carrano, che ha lasciato l’ordinamento giudiziario per entrare a far parte del Tar, e la nuova titolare dell’ufficio che si occupa di controversie di lavoro e previdenziali, Giorgia Bova, dopo neppure un mese è tornata a svolgere il suo ruolo di giudice monocratico nel penale. E per non lasciare scoperto il posto, è stata destinata a ricoprire l’incarico vacante la dottoressa Francesca Sbarra, proveniente dal civile, uno degli otto giudici vincitori di concorso arrivati a piazza Bachelet tra il 2018 e il 2019. Un cambio in corsa, provocato soprattutto dalla mancanza di domande di candidati provenienti da altre sedi, che ha mandato deserto l’interpello bandito dal ministero. Il risultato è stato il rinvio di molte udienze al 2024, alcune delle quali iniziate dalla Bova ma non ancora entrate nella fase istruttoria. Lo spostamento della Sbarra, deciso del presidente del tribunale Pierfrancesco de Angelis “con urgenza”, durerà fino a quando non sarà destinato a Rieti un altro magistrato, ed è stata dettata dall’esigenza di non coinvolgere i giudici penali, titolari di processi monocratici e collegiali anche di rilevanza, che altrimenti avrebbe rischiaro di produrre dannosi ritardi derivanti dalla rinnovazione istruttoria.
Ma non c’è dubbio che il rapido succedersi di magistrati chiamati a occuparsi della delicata materia del lavoro, qualche disorientamento tra gli avvocati lo sta provocando perché a Rieti in materia di lavoro, subito dopo la riforma del 1989, si sono succeduti giudici di riconosciuta preparazione, a partire da Paola D’Ovidio, (oggi componente del Csm), passando per Claudia Canè, Valentina Cacace e finendo con Rosario Carrano, che nei quattro anni di permanenza aveva raccolto più di un giudizio positivo. Poi il concorso vinto al Tar e la decisione di appendere la toga appesa al chiodo. L’operazione-Sbarra ha comportato anche una diversa assegnazione dei carichi di lavoro che riguarda sia il penale che il civile, con i ruoli dei singoli magistrati (anche quelli onorari) “ridisegnati” dal presidente de Angelis in base al numero dei procedimenti pendenti per ognuno di loro.