Vent’anni fa, era l’8 settembre 2002, se ne andava Giustino de Sanctis, decano degli avvocati reatini, una di quelle figure che le ultime generazioni non hanno conosciuto e che ha interpretato la professione in modo certamente diverso da quello attuale. Figura ricordata per aver lungamente presieduto la Cassa di Risparmio di Rieti, dove approdò il 23 marzo 1960, per poi lasciare il timone all’avvocato Leonardo Leonardi dopo quasi un quarto di secolo, ma anche per aver guidato il Consorzio per il nucleo industriale Rieti-Cittaducale e per essere stato il primo presidente (1976) dell’Atletica Studentesca Reatina, sponsorizzata Cariri, la creatura sportiva nata da un progetto di Andrea Milardi che è diventata nel tempo una delle società giovanili più forti a livello nazionale. Decisivo si rivelò l’aiuto economico fornito dalla banca, continuato poi negli anni successivi con l’arrivo alla presidenza di Alessandro Rinaldi, per consentire alla Studentesca (oggi intitolata al suo fondatore) di primeggiare in Italia e anche all’estero.
La figura
Una storia, quella di Giustino de Sanctis, nativo del Cicolano e morto a 95 anni, caratterizzata da una grande dedizione per la professione e la famiglia, e neppure la cancellazione dall’albo gli aveva impedito di continuare a impegnarsi nello studio legale di famiglia al fianco del figlio Innocenzo e del nipote Alessandro. La prima causa, ricordava, l’aveva sostenuta subito dopo la laurea. Ma anche il giorno prima di sposarsi dovette recarsi in tribunale, ospitato a Palazzo Sanizi, dove era stato aperto nel 1929, perché un collega si rifiutò di concedergli un rinvio: “Il 24 dovevo presentarmi in chiesa e il 23, invece di ultimare i preparativi, lo passai in aula insieme al giudice, all’avvocato avversario e al giudice. Finì comunque bene, ma non ebbi la possibilità di nominare un sostituto”. Quando iniziò, infatti, il foro non era "affollato", come sarebbe poi avvenuto con una crescita di iscritti superiore a molti paesi europei, e sfogliando l’albo si potevano contare poche decine di avvocati.
Profetici, se confrontati con le attuali difficoltà che investono la categoria, alcuni suoi giudizi sulla professione pronunciati a giugno 2001, l’anno prima della scomparsa: “Quando iniziai c’era poca concorrenza ed era meno difficile inserirsi, mentre ora noto un aumento di avvocati che, se da una parte mi rallegra perché si tratta di un’attività che può dare grandi soddisfazioni, dall’altra però mi fa riflettere sul futuro di molti di loro. Le prospettive di lavoro sono legate alla crescita del territorio e delle attività economiche, e senza queste possibilità è dura. Ma quella dell’avvocato resta una figura che esercita un certo fascino, anche se oggi servono più sacrifici e dedizione”.