Il Consiglio dell'Ordine costretto a fare causa per uscire dalla Sabina Universitas

08/06/2021
Convegno di avvocati a Rieti
Convegno di avvocati a Rieti
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Ogni tentativo di soluzione condivisa è fallito e, alla fine, agli avvocati non è rimasto che trascinare in tribunale la Sabina Universitas. Alla base della causa c’è la mancata ratifica, da parte dell’assemblea, della volontà dell’Ordine forense di uscire dalla compagine dei soci che formano il Consorzio, un’intenzione ribadita a più riprese, ma rimasta altrettante volte senza seguito. Ora, in occasione della discussione che si aperta sul futuro dei corsi universitari e sul ruolo della Fondazione Varrone, il principale sponsor finanziario, è arrivata la citazione da parte dell’avvocato Francesco Casale davanti al Tribunale delle Imprese di Roma, competente a giudicare trattandosi di materia societaria, e la prima udienza si terrà a luglio.

Il voto

Si tratta, va specificato, di un epilogo ampiamente scontato, visti i silenzi e le non risposte da parte della Sabina Universitas alle continue richieste inoltrate dal Consiglio dell’ordine per definire un rapporto improduttivo per l’avvocatura. La situazione, come si può leggere in precedenti articoli pubblicati su GiustiziaRi, si stava trascinando ormai da qualche anno, da quando l’assemblea degli iscritti, sotto la presidenza di Luca Conti, votò per lasciare la compagine, volontà ribadita anche dal successivo consiglio attualmente in carica sotto la guida dell’avvocato Attilio Ferri.

I tentativi per spingere il Consorzio a prendere atto della volontà espressa dagli avvocati, sulla scorta di quanto già deciso a favore dell’Ordine dei commercialisti che ha potuto lasciare la compagine universitaria, sono stati diversi e tutti tesi a chiudere un rapporto con l’università che non ha prodotto per il mondo forense sabino i risultati sperati. In sostanza, il motivo che spinse il Consiglio dell’ordine, presieduto all’epoca da Antonio Belloni, a diventare socio del Consorzio, era costituito dalla promessa di istituire corsi di giurisprudenza per le future toghe, impegno manifestato e ribadito più volte, ma senza che alle parole seguissero i fatti.

Occasioni perdute

Così, sono passati gli anni, l’Ordine ha continuato a pagare la quota di adesione (sono stati accantonati nel frattempo anche gli importi dovuti dopo la delibera dell’assemblea) nella speranza di concretizzare alcune opportunità che si erano presentate. Una di queste, porta la data del 16 gennaio 2002, quando il presidente Belloni e la segretaria dell’Ordine Anna Maria Barbante incontrarono il professor Angelici, preside della Facoltà di Giurisprudenza de La Sapienza, e insieme al presidente della Sabina Universitas, Giosuè Calabrese, decisero di istituire a Rieti una scuola di formazione post-universitaria convenzionata con l’università romana.

Il tutto sarebbe dovuto partire dal mese di settembre, preceduto da alcune lezioni che Angelici avrebbe tenuto insieme ad altri docenti della Facoltà di Legge sulla riforma del diritto societario. Non se ne fece più niente, come pure fallì il successivo progetto di istituire un corso di laurea triennale, con biennio a Roma, proposto dall’ex sottosegretario alla Giustizia Salvatore Mazzamuto, già promotore a Leonessa per alcuni anni della scuola di diritto internazionale, in convenzione con l’ateneo Roma Tre. A Roma, il senato accademico votò compatto a favore, ma da Rieti non ci fu alcun riscontro dopo l’interesse dimostrato all’inizio.