Officine Varrone, chiusa la Biblioteca a largo San Giorgio c'è spazio solo per il parcheggio delle auto

06/10/2022
Largo San Giorgio
Largo San Giorgio
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Oggi, quel che resta a Rieti del polo culturale delle Officine realizzato nel quartiere San Francesco dalla Fondazione Varrone, ristrutturando gli edifici che ospitarono botteghe e attività artigiane, è una piazzetta diventata comodo parcheggio per le auto, con cantieri edili in funzione, gravata da una sensazione di abbandono e di degrado che si rileva sui muri e nei vicoli circostanti, imbrattati di scritte. Chiusa la Biblioteca, ma meglio sarebbe affermare dismessa, con parte dei libri in fase di restituzione a coloro che li avevano conferiti, chiuso anche il locale privato che ha ospitato all’inizio un caffè letterario,  dove studenti e frequentatori del polo potevano godere di una pausa, a largo San Giorgio, non è più attiva neppure l’aula dove si tenevano corsi di lingua straniera. Resta attiva e funzionante solo l’ex chiesa di San Giorgio, luogo che ospita eventi culturali che non richiedono grandi spazi per l’accoglienza, e sono evaporati anche i Comitati, o pseudo tali, che durante il lungo sequestro (dal 2014 al 2020) che ha accompagnato la fase giudiziaria legata alle irregolarità edilizie commesse nella fase di trasformazione degli immobili (dichiarate estinte dai giudici), invocavano la riapertura delle strutture lanciando petizioni su social e periodici locali.

I costi

Eppure, le Officine Varrone hanno comportato per la Fondazione un notevole impegno finanziario, aggravato dai costi che l’istituto ha dovuto sopportare per sanare gli abusi e risarcire, dopo una lunga causa durata oltre dieci anni e chiusa con una transazione tra le parti, i proprietari di alcune abitazioni risultate lesionate dai lavori di trivellazione della piazzetta. A ciò, si aggiungano i soldi spesi per pagare le parcelle degli avvocati ingaggiati per difendere la Fondazione, sia in sede penale che in quella civile, ed ecco che la cifra finale ammonta a diverse centinaia di migliaia di euro.

Il futuro

Adesso, si pone l’interrogativo sul futuro di largo San Giorgio, non bastando certo i pochi spettacoli musicali e di intrattenimento estivi a giustificare una spesa così elevata occorsa per la sua realizzazione. Il nuovo consiglio di amministrazione della Fondazione Varrone, presieduto dall’architetto Mauro Trilli, non ha ancora affrontato la questione ereditata dall’ex presidente Antonio D’Onofrio, il quale sul futuro utilizzo della Biblioteca ha ipotizzato uno sfruttamento in favore della Sabina Universitas, che è andato a presiedere dopo essere uscito da Palazzo Potenziani. Ma, all’interno del Cda, questa destinazione viene considerata da qualche membro come un tradimento di quella che era la vocazione originaria della struttura, pensata come luogo di aggregazione culturale per la città, valida alternativa alla Paroniana del Comune, tanto che la mattina del sequestro preventivo, ordinato dalla procura, gli uomini della Forestale trovarono molti studenti, segno evidente del consenso riscosso dalla Biblioteca. Ad altri, invece, l’idea di dirottare la struttura al servizio dell’Università non dispiace, non fosse altro per il fatto che la Fondazione Varrone verrebbe sollevata dei costi di gestione (personale e manutenzione), necessari per farla funzionare. Ma si è soltanto nel campo delle buone intenzioni, il futuro è tutto da scrivere, mentre delle Officine Varrone, ambizioso polo culturale, restano solo le sfolgoranti immagini di un passato neppure troppo lontano.