Era l’adesione di una parte della popolazione, quella più direttamente interessata, che mancava all’appello lanciato dal Partito Radicale e dalla Lega di Matteo Salvini con il referendum sulla giustizia, e adesso è stato possibile coinvolgerla nella campagna di raccolta delle firme. Iniziativa che ha trovato nell’Unione nazionale delle Camere Penali un valido partner, rappresentato a livello locale dalla sezione reatina presieduta dall’avvocata Morena Fabi, che insieme ai colleghi ha allestito banchetti in diversi punti della città per raccogliere le adesioni dei cittadini, ottenendo un alto numero di sottoscrizioni, come già era avvenuto nel 2015 con un’analoga iniziativa.
La fetta di popolazione rimasta ancora fuori dalla consultazione è quella carceraria e a coinvolgerla, a Rieti, ci ha pensato Sabina Radicale. I rappresentanti dell’associazione sono entrati nella casa circondariale del Nuovo Complesso di Vazia per garantire ai detenuti la possibilità di esercitare diritti civili e politici che sarebbero stati altrimenti preclusi, dando così corpo a un’iniziativa che si inquadra in quella nazionale organizzata da Radicali Italiani, che sta coinvolgendo una dozzina di istituti.
“Abbiamo dato disponibilità – hanno detto Marco Giordani, Andrea Malfatti, affiancati da un avvocato della Camera penale - alla raccolta di firme sul referendum Eutanasia Legale, promosso da Radicali Italiani a fianco dell’Associazione Luca Coscioni, e sui sei referendum del pacchetto Giustizia Giusta promossi dal Partito Radicale e dalla Lega, in quanto siamo convinti che riconoscere ed esercitare i propri diritti di cittadini sia parte ineludibile di un processo di reinserimento nella società”.
Le cifre
A Rieti, in più di ottanta detenuti hanno voluto sottoscrivere le richieste di referendum, per la quasi totalità per tutti i quesiti, e in molti hanno chiesto informazioni, oltre che sui referendum giustizia, sul contenuto della riforma del processo penale firmata dalla ministra Guardasigilli Cartabia, attesa a settembre dall’approvazione definitiva da parte del Senato dopo il via libera ottenuto alla Camera prima della pausa estiva. Tra i firmatari un detenuto di 79 anni, ipovedente e su sedia a rotelle, una situazione che ha particolarmente colpito la delegazione.
L’occasione ha consentito anche di accendere un faro sulla condizione carceraria locale: secondo i dati più recenti diffusi dal ministero e dell’associazione Antigone, la casa circondariale di Rieti ospita attualmente 353 detenuti (per circa la metà stranieri), il 22% in più dei posti regolamentari, mentre educatori e polizia penitenziaria sono il 40% e il 33% in meno del previsto. Il 30% dei detenuti è in attesa di giudizio. Il 20% sono classificati come tossicodipendenti. Il novanta per cento dei detenuti assume, sotto prescrizione medica, terapia psichiatrica, ma solo 36 sono le ore settimanali complessive di psichiatri e psicologi.