Terremoto di Amatrice, la morte dei vacanzieri causata dal degrado strutturale della casa crollata

27/04/2025
Macerie dopo il sisma
Macerie dopo il sisma
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E’ pubblicato sul sito on line del tribunale di Rieti il primo numero della rivista di giurisprudenza civile, giunta al suo secondo anno di attività, contenente una serie di sentenze riguardanti il lavoro, la previdenza, la responsabilità extracontrattuale in campo sanitario, la tutela dei diritti, altri istituti e leggi speciali in materia di procedure fallimentari. Le sentenze sono firmate dai giudici Gianluca Morabito, Roberto Colonnello, Barbara Vicario e Alessio Marinelli.  La rassegna si propone, tramite l’osservazione dell’attività giurisdizionale del Tribunale civile di Rieti e la massimazione delle sentenze più rilevanti, che offre al lettore il mezzo per cogliere prontamente ed efficacemente il principio di diritto enunciato in un provvedimento decisorio, ponendo le basi per la costruzione di una raccolta di precedenti di merito. Alla cura  dei contenuti e alla ricerca delle massime giurisprudenziali hanno lavorato i funzionari addetti all’ufficio per il processo Anna Foti Cuzzola, Nicola Ottaviani, Grazia Tomarchio, Fabrizio Rughetti e Milena Albertini.

La causa

Tra le decisioni assunte dal tribunale, assume particolare rilevanza la sentenza numero 6/2025, pronunciata dal giudice Gianluca Morabito, in merito al crollo di un edificio avvenuto durante il terremoto di Amatrice nel 2016. In questo caso è stata presa in esame la responsabilità per la rovina di un edificio attribuita, oltre che all’evento sisma, allo stato di un preesistente degrado strutturale della casa sotto le cui macerie morirono due componenti di una famiglia romana di Colli Aniene, una ragazzina di 13 anni e la nonna di 83 anni, che stava trascorrendo le vacanze nell’abitazione presa in affitto. La causa, nata da una citazione presentata dagli avvocati dei familiari delle vittime che restarono feriti, richiamando le norme previste dall’articolo 2053 del Codice civile, si è conclusa con l’accertamento della responsabilità della parte proprietaria dell’immobile – condannata a risarcire 1 milione 800 mila euro di danni non patrimoniali alle parti attrici essendo stata dimostrata l’intensità del legame affettivo esistente tra le persone decedute e sopravvissute - in quanto lo stato dei luoghi, al momento del terremoto, risultava compromesso sul piano della stabilità e, in questo senso, decisiva è risultata la perizia di ufficio ordinata dal giudice che ha ritenuto l’abitazione incapace di sopportare le sollecitazioni sismiche proprio a causa di gravi difetti costruttivi. La titolare, dal canto suo, non ha fornito la prova liberatoria che l’evento dannoso non fosse attribuibile ad un vizio di costruzione o a un difetto di manutenzione antecedente l’acquisto avvenuto nel 2006. A questo, rileva la sentenza, si aggiungono poi le cause di debolezza precipue della palazzina, dove il precedente proprietario aveva svolto abusivamente lavori al tetto e al solaio tra i due piani,che non solo avevano indebolito l’immobile ,ma che non avevano rispettato assolutamente le prescrizioni anti-simiche basate sulle conoscenze già disponibili all’epoca per le strutture murarie di quel tipo.

Il caso piazza Sagnotti

Le conclusioni della consulenza ricalcano quelle poste alla base della sentenza penale di condanna emessa dal tribunale di Rieti nei confronti di cinque imputati per il crollo delle palazzine ex Iacp di piazza Sagnotti, dove determinante risultò l’accertamento di carenze progettuali e strutturali  delle case che non resistettero alla violenta scossa sismica, a conferma del fatto che il terremoto di Amatrice non fu un evento eccezionale o imprevedibile, ma fu aggravato da omissioni e responsabilità umane.