Un anno di Covid, la Camera Penale: troppe disfunzioni. E scatta lo sciopero

13/03/2021
Udienza in tribunale
Udienza in tribunale
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Un anno di pandemia ha messo a dura prova l’attività dell’avvocatura, costretta a misurarsi, soprattutto nel settore penale, con novità legislative che hanno mutato alcune procedure, a partire dal deposito telematico di alcuni atti agevolato dalla necessità di prevenire il rischio di contagio nelle aule di giustizia per ridurre le presenze nei tribunali. Un’emergenza, si può dire, sfruttata dal legislatore sull'onda del progettato processo da remoto - già in funzione per quanto riguarda il settore civile dove, ad esempio, le cause di separazione tra coniugi possono essere decise dal giudice anche senza la presenza delle parti, con i soli avvocati collegati attraverso una piattaforma e con il deposito di memorie e atti in via telematica - ma che vede i penalisti nettamente contrari perché contrario alla natura del processo stesso che contempla la presenza fisica in aula per il contraddittorio tra le parti. 

L'emergenza

A Rieti, il 9 e il 13 marzo 2020, il presidente del tribunale, Pierfrancesco de Angelis, firmava le circolari con le quali decretava lo stato di emergenza della giustizia, in attuazione delle misure urgenti emanate dal governo in tema di emergenza coronavirus. Drastica riduzione delle attività, accessi limitati al palazzo di giustizia, rinviì a raffica di udienze penali e civili e cancellieri assegnati, a turno, al lavoro agile da casa, il mai digerito smart working.

Uno stravolgimento senza precedenti, del quale hanno fatto le spese soprattutto gli avvocati penalisti, chiamati a prestare o meno il consenso di fronte ad alcuni cambiamenti, quali le convalide degli arresti o l’interrogatorio durante i processi in aula di detenuti effettuati da remoto (in collegamento dal carcere) anziché in presenza come previsto dalla procedura. A tutto questo, vanno aggiunte le diverse sospensioni dell’attività imposte dalla diffusione del coronavirus.

L’avvocata Morena Fabi, presidente della Camera penale reatina, è stata chiamata ad affrontare tutto questo e a fornire risposte agli iscritti alle prese con ritardi e disservizi. Qual è la situazione?

“I primi mesi sono stati davvero difficili, non sapevamo davvero come muoverci, le riunioni con gli altri organismi dell’avvocatura erano continue e i nostri assistiti, giustamente, sollecitavano risposte e interventi di fronte all’attività stravolta, con i processi rinviati anche di molti mesi. Alla ripresa di settembre, dopo la pausa feriale, le cose sono migliorate, le udienze oggi vengono tenute regolarmente, salvo alcune situazioni particolari. A Rieti funziona bene, diversamente da altri tribunali, il sistema delle prenotazioni con le cancellerie, un po’ meno invece con la procura della repubblica dove ci sono difficoltà nella fissazione degli appuntamenti con il casellario giudiziario per richiedere alcune certificazioni, ma questo è causato soprattutto dalla carenza di personale in presenza”.

I penalisti, però, si lamentano per i problemi legati al deposito telematico degli atti.

"E' questa la vera nota dolente - sottolinea la Fabi - è evidente che tutti condividiamo che l'attività tecnica della difesa penale dovrà adeguarsi alle moderne forme di digitalizzazione  tramite i depositi via pec e l'accesso ai portali telematici anche per la consultazione dei fascicoli processuali ma, l'attuale sistema introdotto con il decreto ristoro e ristoro bis, che impone il deposito di memorie, documenti, richieste di interrogatorio, opposizione alla richiesta di archiviazioni e querele, esclusivamente con modalità telematica, presenta una serie di criticità che impediscono il corretto svolgimento della nostra attività ledendo il diritto di difesa dei nostri assistiti. Il sistema nasce già di per sé con una serie di inconvenienti di tipo tecnico aggravato da una mancata formazione del personale di cancelleria che ora, peraltro, non è neanche al completo poiché costretto in smart working".

La Camera penale di Rieti parteciperà all’astensione dalle udienze che l’Unione nazionale ha proclamato per il 29, 30 e 31 marzo. Quali sono le ragioni?

“La macchina del processo penale versa in una condizione drammatica, i meccanismi sono farraginosi e spesso privi di logica a causa delle tante riforme emergenziali che nei decenni sono intervenute sempre per restringere le garanzie. A questo, occorre aggiungere tutte le difficoltà che accompagnano l’emergenza pandemica, dal personale di cancelleria in smart working alla generale inadeguatezza dei provvedimenti per far funzionare gli uffici giudiziari. Uno dei problemi è il cosiddetto portale del penale, il metodo che dovrà consentire di compiere molti atti telematicamente, dai rapporti con i giudici alla consultazione dei fascicoli. Ad oggi l’unico portale ufficializzato è quello delle procure, ma i problemi non mancano, come anche i guasti e le disfunzioni tecniche. Succede, ad esempio, che i difensori non possono accreditarsi e i pubblici ministeri non sono tempestivamente informati delle iniziative della difesa. Ciò si traduce in una violazione dei termini processuali”.