C’è stato un tempo in cui l’ex caserma dei carabinieri di via Cintia (l’attuale Palazzo Aluffi), come pure è stato per la vecchia Questura che sorgeva in via Garibaldi, ha rappresentato il punto di riferimento per i cronisti di nera in tempi in cui non esistevano i telefonini e neppure internet, non venivano allestite conferenze stampa per illustrare le operazioni di polizia giudiziaria, ed era dura trovare notizie sull’attività dell’Arma, sempre attenta a non far filtrare indiscrezioni e particolari sulle indagini in corso. Allora, non restava che la frequentazione della caserma, negli uffici dove era possibile entrare, per incontrare ufficiali e marescialli nella speranza di strappare almeno un indizio per costruire un articolo.
Oggi, che Palazzo Aluffi ormai ristrutturato è pronto ad accogliere la sede della Sabina Universitas, la cronaca del passato restituisce tanti momenti significativi vissuti nell’ex caserma dei carabinieri, quando la Sabina fu interessata da episodi che accentrarono su Rieti l’attenzione della stampa nazionale, come si verificò tra gli anni 70 e 80 con il terrorismo, oppure in occasione di rilevanti episodi di criminalità. La caserma, in certe occasioni, diventava il fulcro delle operazioni investigative perché è lì che venivano effettuati i primi interrogatori degli arrestati e a condurli erano direttamente i magistrati che, spesso, preferivano coordinare l’attività investigativa dalla sede di via Cintia più che dagli uffici della procura, prima che le persone fermate fossero trasferite nel vicino carcere di Santa Scolastica.
Un copione che si è ripetuto spesso e che ha visto nugoli di giornalisti assediare letteralmente la caserma dove l’accesso veniva vietato e bisognava ricorrere a qualche stratagemma per scattare le foto reclamate dalle redazioni, magari piantonando la porta carraia da dove uscivano le gazzelle dei carabinieri, soprattutto quando si trattava di casi di rilevanza nazionale, tanto da dirottare a Rieti giudici come Pier Luigi Vigna, titolare di inchieste sul terrorismo di destra, alloggiato sotto scorta nel vicino hotel 4 Stagioni, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, giunto in occasione della scoperta del covo terroristico delle Ucc a Vescovio di Torri, il pm Domenico Sica che “scippò” alla procura reatina il fascicolo aperto sul tentativo di ricostituzione del partito fascista in Sabina, il giudice Mario Amato, spesso presente anche negli uffici del tribunale di piazza Bachelet, titolare di importanti inchieste sui Nar e assassinato a Roma dai terroristi, il giudice istruttore dell’attentato a Papa Giovanni Paolo II, Ferdinando Imposimato. Prima ancora, c’era stata la sparatoria di Pian di Rascino, dove morì in un conflitto a fuoco un terrorista di estrema destra, e per mesi nella caserma di via Cintia fu un via vai di magistrati impegnati in diverse inchieste in Italia, ben coadiuvati dai reparti locali dell’Arma.
Nell’ex caserma è passata una parte significativa della storia della cronaca provinciale e di quel passato le tracce sono presenti nei faldoni finiti in archivio e nei resoconti giornalistici che raccontano di un’epoca ormai scomparsa, ma che per questo non deve essere dimenticata.